Si ritira Bedori, candidata sindaco M5S a Milano
Il Movimento 5 Stelle cerca un piano B per Milano. Patrizia Bedori, la candidata sindaco eletta con le primarie fisiche di novembre, si è detta pronta a farsi da parte, dopo l’ultimo confronto acceso con la base milanese. Entro lunedì la decisione definitiva. Bedori non è mai entrata in sintonia con i vertici del M5S e non è riuscita a costruirsi un ruolo dopo le Comunarie, dalle quali è uscita vincente a sorpresa, pur avendo raccolto poche centinaia di voti.
Ma cosa è andato storto? Il punto è che le consultazioni che avevano visto vincere Bedori erano state fatte in modo anomalo per i 5 Stelle, abituati al voto on line. Le «comunarie» di Milano sono state fatte con tanto di urna fisica e penna con cui segnare il nome prescelto. E poi la «candidatura Bedori» non avrebbe ancora convinto il popolo pentastellato. Tra i critici «eccellenti» c’è anche Dario Fo. Sul tavolo c’è anche l'ipotesi di tornare ad un nuovo voto online.
I vertici del Pd - reduce dallo scandalo delle primarie napoletane, con Antonio Bassolino, sconfitto per una manciata di voti, sul piede di guerra, visto il caso degli euro rimborsati a chi votava Valeria Valente (risultata in effetti vincitrice) - colgono la palla al balzo e sparano ad alzo zero sugli avversari grillini, i più temuti, a Milano come a Roma. Ufficialmente, la candidata sindaco dei grillini non ha parlato. «Come avevamo previsto ormai da settimane - ha dichiarato il vicecapogruppo Pd alla Camera, Matteo Mauri, deputato milanese - la candidata eletta dai militanti M5S è stata dimissionata senza onore»
«È un partito dove decide tutto comunque uno solo con un sistema di scelta dei candidati inconsistente». Il deputato Pd Emanuele Fiano ventila un «semplice calcolo elettorale: aiutare la corsa della destra». «A Roma - spiega - la Raggi avrebbe l’appoggio di Berlusconi al secondo turno e come ringraziamento Casaleggio potrebbe togliere il candidato a Milano». Insomma un accordo romano-milanese e il Pd nel ruolo di vittima.
Dichiarazioni che scatenano la reazione dei 5 Stelle che replicano a muso duro facendo leva sulle affermazioni dell’ex Pd Corradino Mineo: in alcune dichiarazioni di qualche giorno fa al «Fatto Quotidiano» ha fatto riferimento ad una compravendita dei posti in lista da parte dei Dem: «Un omicidio della democrazia», ha commentato Luigi Di Maio.