Lo stop Ue ai migranti si scontra con la realtà: Atene non ce la fa
Nel giorno dell'entrata in vigore dell'accordo tra i 28 Paesi Ue ed Ankara non si arresta il flusso dei migranti dalle coste della Turchia verso le isole della Grecia, che non si sente pronta e chiede più tempo per avviare i rimpatri: "Nnon siamo ancora pronti".
"Tutti quelli in arrivo da ora in poi saranno rimpatriati", ribadiscono però da Bruxelles.
"Le modalità sulla riammissione saranno discusse domani e anche se le operazioni non si fanno materialmente oggi, si faranno nei prossimi giorni", hanno detto ieri.
Il programma di ricollocamenti" per i richiedenti asilo "che arrivano dopo il 20 marzo è chiuso" twittano i portavoce della Commissione Ue ed "i siriani che arrivano in Grecia dopo il 20 marzo saranno gli ultimi ad essere presi in considerazione per i reinsediamenti dalla Turchia". Ma da Atene il portavoce del coordinatore del governo per le politiche migratorie, Giorgos Kyritsis, fa sapere che la Grecia ha bisogno di più tempo per attuare il programma di rimpatrio dei migranti stabilito nell'intesa con la Turchia.
"Ci vogliono più di 24 ore", dice, inviando un segnale in contrasto con l'annuncio di sabato di Alexis Tsipras, che indicava il via alle operazioni. Ancora non abbiamo idea di come attueremo in pratica il piano", ammette una fonte di polizia di Lesbo, l'isola greca più colpita dall'emergenza. "Ma soprattutto - aggiunge - stiamo ancora aspettando i 'rinforzì promessi dall'Europa per smaltire più velocemente le richieste d'asilo: traduttori, avvocati, funzionari di polizia". Secondo Bruxelles però, in Grecia è già stato organizzato un centro operativo con cinque turni di 40 poliziotti (quindi per un totale di 200), per assicurare la sicurezza su ciascuna isola.
Sabato Frontex e l'Agenzia Ue per il supporto all'asilo hanno lanciato due richieste per ottenere l'invio di esperti, a cui quattro dei 28 governi europei hanno dato risposta immediata. In particolare Parigi e Berlino, che spingono per una rapida attuazione dell'accordo, si sono già offerti di inviare 600 tra poliziotti ed esperti di asilo alla Grecia. Inoltre i ministri dell'Interno francese Bernard Cazeneuve e tedesco Thomas de Maizière, in una lettera inviata alla Commissione europea, "sottolineano la particolare urgenza" di far arrivare il sostegno alla penisola ellenica. Secondo il Comitato di crisi del governo di Atene, nella notte sono sbarcate 875 persone.
E ieri in giornata la guardia costiera della Mezzaluna ha soccorso, in due diverse operazioni, 126 migranti a bordo di gommoni, consegnati all'Autorità per l'immigrazione di Smirne. Il presidente della Camera Laura Boldrini anche oggi è tornata ad attaccare l'intesa Ue-Turchia: "La libertà di stampa è fondamentale cartina di tornasole della democrazia. Questo mette un'ombra" sull'accordo perchè "tutte le intese non dovrebbero mai prescindere da queste libertà fondamentali".
L'italia intanto si prepara alla cocnreta eventualità che il flusso di profughi e migranti si trasferisca verso ovest puntando sulle coste adriatiche.
"A causa della guerra in Siria, la fuga verso nord di milioni di persone che vogliono salvarsi da guerre e persecuzioni vede la Turchia come partner strategico. Ecco il perché dell'accordo: lì in Turchia ci sono circa 2 milioni di rifugiati; se la Turchia decide di non aiutare, il problema per l'Europa si aggraverà. Fortunatamente, sta accadendo il contrario e questo, fin qui, ci fa osservare che sulla rotta adriatica (Albania/Puglia) non ci sono evidenze di grandi spostamenti. Comunque noi lavoreremo con l'Albania per fare fronte insieme al rischio che i trafficanti di esseri umani si riorganizzino per quella rotta".
Lo sottolinea il ministro dell' Interno Angelino Alfano in una mail indirizzata agli iscritti del suo partito, intervenendo sull'emergenza profughi e l'accordo Ue-Turchia. Alfano, dunque, evidenzia che per ora non c'è alcun motivo di allarme concreto sul rischio che si riapra la rotta adriatica con ripercussioni sulla Puglia. "All'Europa ribadiamo che il nostro vero problema è non riuscire a realizzare le decisioni già prese! E cosa ha deciso l'Europa? Concretamente: costruire centri (chiamati hotspot) nei quali separare i profughi dagli irregolari; dividere (relocation) equamente tra i 28 Paesi i profughi proprio perche scappano da guerre e persecuzioni; rimpatriare gli irregolari nei Paesi di origine con procedure e costi in capo all'intera Unione", spiega infine Alfano.