«Profughi, sistema disumano» Anche Msf protesta e se ne va

Nuove proteste di migranti e profughi nel campo di Idomeni, in territorio greco al confine con la Macedonia, dove circa 15 mila persone restano bloccate dopo la chiusura delle frontiere lungo tutta la rotta balcanica. Siriani, iracheni e altri migranti mediorientali non vogliono arrendersi e continuano a chiedere la riapertura delle frontiere per riprendere il viaggio verso l'Europa occidentale.

A costo della vita, come dimostra il ritrovamento oggi dei cadaveri di due uomini, molto probabilmente migranti, al confine tra Bulgaria e Turchia. Ieri due profughi siriani si erano dati fuoco nel corso di una protesta a Idomeni. Manifestazioni contro la chiusura della rotta balcanica si registrano anche in altre isole greche. In centinaia hanno bloccato il valico di Evzoni al confine greco-macedone, in territorio ellenico: Scandiscono slogan per l'apertura dei confini, chiedono alla polizia di consentirgli di entrare in Macedonia.

Altri bloccano l'autostrada Polikastro-Salonicco, facendo passare solo le ambulanze.

Intanto, dopo l'Unhcr che ha interrotto la sua azione negli hotspot, che considera ora centri di detenzione dopo l'accordo Ue-Turchia, anche Medici senza frontiere ha deciso polemicamente di sospendere l'attività nell'hotspot di Moria, a Lesbo. Una "decisione difficile, presa dopo l'accordo Ue-Turchia che porterà al ritorno forzato di migranti e richiedenti asilo: continuare a lavorare nel centro ci renderebbe complici di un sistema iniquo e disumano", ha spiegato Michele Telaro, capo progetto di Msf nell'isola.

"Non permetteremo che la nostra azione sia strumentalizzata a vantaggio di un'operazione di espulsione di massa e ci rifiutiamo di essere parte di un sistema - aggiunge - che non ha alcun riguardo per i bisogni umanitari e di protezione di richiedenti asilo e migranti".

Msf ha interrotto il trasporto dei rifugiati al centro, chiuso la clinica, interrotto la fornitura di acqua e servizi igienici.

A Lesbo, spiega una nota, Msf continuerà a gestire il proprio centro di transito a Mantamados, dove offre prima assistenza ai nuovi arrivati, le attività di soccorso in mare sulle coste settentrionali dell'isola, e le cliniche mobili per le persone che si trovano al di fuori dell'area dell'hotspot. Dal luglio 2015, Msf ha fornito consultazioni mediche e supporto psicologico, ha distribuito beni di prima necessità e ha curato attività legate alla fornitura di acqua e servizi igienici nel campo di Moria, a Lesbo. Le equipe stavano anche fornendo ripari temporanei e trasporto tra il nord dell'isola e i centri di registrazione di Moria e Kara Tepe. Fino al 13 marzo Msf ha trasportato 12.952 nuovi arrivati.

La Germania difende però le critiche l'accordo Ue-Turchia e il ruolo degli hotspot. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ha detto oggi a Berlino che la permanenza dei profughi negli hotspot sarà comunque temporanea: "Deve essere il più breve possibile ma anche lunga quanto necessaria per espletare le disposizioni giuridiche".

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