Papa nell’isola di Lesbo Vicinanza ai disperati
Un gesto concreto di solidarietà e di vicinanza verso tanti disperati in fuga da guerra e miseria. È questo, per il cardinale Antonio Maria Vegliò, il significato della visita che Papa Francesco compirà sabato 16 aprile nell’isola di Lesbo. Il presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti ne parla in un’intervista all’Osservatore Romano, sottolineando che «l’isola di Lesbo, come Lampedusa, è ormai diventata uno dei volti della crisi umanitaria in atto». «La visita del Papa - aggiunge - è un segno concreto della sua vicinanza a migranti e rifugiati e riporta in primo piano il problema migratorio in Europa».
«Proprio sul dovere di offrire accoglienza e sul rispetto e la tutela della dignità di chi è costretto a partire - sottolinea il card. Vegliò -, Francesco vuole attirare l’attenzione del mondo intero. La visita del Pontefice, assieme al patriarca Bartolomeo e all’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos II, è un gesto ecumenico cristiano concreto; un cuor solo e un’anima sola per affrontare il dramma della migrazione forzata e per ribadire insieme, nel nome di Cristo, l’importanza della responsabilità fraterna, guardando negli occhi le persone in fuga per le quali la sorte viene spesso decisa con accordi cinici e ignorando le vere ragioni alla base della loro tragedia».
«È un momento in cui l’Europa - aggiunge il porporato -, con il recente accordo con la Turchia, continua ad alzare barriere, a chiudere i confini e a ledere i diritti fondamentali di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Siamo di fronte a un accordo miope che non consente una gestione dei flussi migratori nel rispetto della persona».
E infine: «La politica migratoria dei Governi ha bisogno di lungimiranza e coesione attraverso azioni mirate per porre fine alle cause dei "viaggi della speranza" di milioni di persone che troppo spesso si trasformano in "viaggi della morte"». «È necessario - conclude - dare vita a canali umanitari sicuri per permettere un controllo dei flussi migratori e per vigilare sul rispetto dei diritti fondamentali della persona; questo il Papa lo dice chiaramente con il suo viaggio apostolico e con la volontà di incontrare personalmente chi è sbarcato sulle coste di Lesbo carico di dolore e di fiducia».