Turchia, condannato il direttore di un quotidiano anti-Erdogan
Il direttore del quotidiano turco di opposizione Cumhuriyet, Can Dundar, è stato condannato a 5 anni e 10 mesi di prigione per violazione di segreto di Stato con la pubblicazione dello scoop sul passaggio di armi in Siria. Questo pomeriggio Dundar è scampato a un attentato a colpi d'arma da fuoco davanti al tribunale di Istanbul. Nello stesso processo, il suo caporedattore Erdem Gul è stato condannato a 5 anni.
La sentenza si itnreccia con le dichiarazioni del premier italiano Matteo Renzi che rilancia le perplessità sull'accordo siglato dalla Ue con la Tirchia per affidare ad Ankara il controllo dei flussi di profughi e sostanzialmente chiudere la rotta balcanica di migranti e di persone in fuga dalla guerra.
Un uomo armato ha attaccato Dundar, davanti al tribunale di Istanbul, dove il giornalista era in attesa della sentenza. L'assalitore è stato arrestato. Nell'attacco è rimasto ferito a una gamba, in modo non grave, un reporter di Ntv che si trovava nelle vicinanze. "L'attacco era rivolto a me, ma non so chi sia l'assalitore", ha detto Dundar.
Intanto è giallo sulla sorte dell'altro quotidiano di opposizione, prima la notizia della chiusura entro il 15 maggio. Poi la smentita. "Non abbiamo un piano per la chiusura" di Zaman, "abbiamo lavorato per la pubblicazione e la crescita di questo giornale e continueremo a farlo", hanno reso noto in un comunicato gli amministratori giudiziari del quotidiano dopo le polemiche scoppiate per la notizia dell'imminente chiusura di quello che in Turchia era il più diffuso quotidiano di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, prima del suo commissariamento a inizio marzo. Il destino del giornale appare però segnato dal crollo delle vendite, scese in poche settimane da oltre mezzo milione ad appena 2 mila, molto al di sotto della soglia di sopravvivenza.
Il sequestro, deciso dai giudici per presunti legami con il magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato ora nemico giurato di Erdogan, aveva rilanciato i già forti allarmi sulla libertà di stampa in Turchia. Il crollo delle vendite aveva portato in precedenza alla chiusura di tv, radio e giornali del gruppo editoriale Ipek, anch'esso commissariato alla vigilia delle elezioni di novembre, sempre per presunti legami con Gulen.