Pensionati in piazza a Roma Un appello al governo
I sindacati dei pensionati si preparano a scendere in piazza per la manifestazione nazionale unitaria, domani a Roma, e dire basta a «far cassa sulla loro pelle».
Il governo, intanto, continua a lavorare sulla flessibilità in uscita. L’anticipo pensionistico potrà essere fino a tre anni e questo meccanismo, che all’inizio partirà per le classi 1951-53, potrebbe essere ripetuto per «più anni», consentendo di volta in volta l’ingresso della coorte successiva (1952-54, 1953-55 e così via).
Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, spiega così l’intervento (Ape) su cui è impegnato il governo per introdurre la flessibilità in uscita a partire dalla prossima legge di stabilità. «Sicuramente durerà nel tempo, se saremo in grado di farlo in termini permanenti, strutturali, lo vedremo», aggiunge, confermando che la penalizzazione non sarà «identica per tutti», non si tratterà di «un taglio lineare». Perchè sarà differenziata a seconda delle situazioni, «come chi ha perso il lavoro rispetto a chi legittimamente vuole lasciarlo prima». Più bassa nel primo caso, più alta nel secondo.
Intanto i pensionati domani saranno in piazza del Popolo per la manifestazione indetta unitariamente da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, con lo slogan "A testa alta", per chiedere al governo «interventi urgenti» su reddito, fisco, welfare, sanità e non autosufficienza.
E di riaprire il confronto «avviato mesi fa e poi bruscamente interrotto con il ministro Poletti».
Le richieste vanno dalla tutela del potere d’acquisto (con l’estensione degli 80 euro alle pensioni più basse) al recupero del blocco della rivalutazione, alle uguali detrazioni fiscali per lavoratori dipendenti e pensionati, compresa la modifica delle legge Fornero per facilitare la flessibilità in uscita e permettere l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro.
Poletti incontrerà i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil il 24 maggio, per discutere dei temi della previdenza, a partire dalla flessibilità in uscita, ma anche delle politiche del lavoro. «Ascolteremo le loro posizioni e poi vedremo cosa è possibile fare concretamente.
Il confronto si farà - sottolinea - la sede per le decisioni sarà la legge di Stabilità».