L'imbarazzato silenzio di Melania Trump sugli scandali del marito
Povera Melania. Nel giro di poche settimane è passata da aspirante first lady a moglie di un candidato alla Casa Bianca che si dichiara vittima di un complotto dopo che un crescente numero di donne lo accusano di essere un molestatore sessuale, sulla scia del video del 2005 in cui si vantava volgarmente di poter fare alle donne quello che voleva perchè era una star. In un baleno l’ex modella di origini slovene si è ritrovata a condividere lo stesso ruolo umiliante vissuto a lungo dall’ex first lady per gli scandali extraconiugali scoppiati quando Bill era presidente, a partire da Monica Lewinski.
Quella stessa Hillary che Donald accusa di aver «favorito» le scappatelle del marito e di aver aggredito le donne che lo accusavano.
Ora le parti si sono improvvisamente ribaltate, ma la reazione è diversa. La terza moglie del candidato repubblicano ha rotto il suo lungo silenzio solo all’indomani del video sessista, per condannare come inaccettabili e offensive le parole del marito, pronunciate appena otto mesi dopo le nozze.
Ma anche per esortare nello stesso tempo gli elettori ad accettarne le scuse: «Quello che ha detto non rappresenta l’uomo che conosco. Lui ha il cuore e la mente di un leader e spero che la gente accetterà le sue scuse come ho fatto io e si concentrerà sugli importanti problemi che la nostra nazione ed il mondo devono affrontare».
Ma dopo che quasi una decina di donne è uscita allo scoperto denunciando di aver subito attacchi o attenzioni sessuali di varia natura da parte di Trump, confermando che quelle del video non erano solo «chiacchiere da spogliatoio», Melania non ha detto una parola. Nè sulle accuse, nè sulla difesa a tratti volgare del marito, che ha deriso alcune delle sue accusatrici per il loro brutto aspetto fisico: «Ma guardatele... non sarebbero mai state una mia prima scelta».
Nello tsunami che investe Donald, lei rimane chiusa in un imbarazzato silenzio. Finora ha pensato solo a minacciare causa al magazine People, ma non per le accuse della sua reporter Natasha Stoynoff al marito bensì per alcune circostanze secondarie che la riguardano, ossia un incontro sulla Fifth avenue con la giornalista e la presunta familiarità che aveva con lei. Una minaccia affidata a Twitter, dove la sua ultima apparizione risale ad un mese fa, quando si era difesa dall’accusa di aver violato le leggi sull’immigrazione quando era sbarcata in Usa come modella.
Solo il figlio primogenito, Donald Trump Jr., ha tentato una maldestra difesa che suona come un’ammissione di colpa: a suo avviso, le accuse e i commenti del video mostrano che il padre è un essere umano.
Più convinta la difesa delle «donne che votano Trump», che non credono ai media «corrotti», per usare un’espressione cara al loro beniamino, che continua a negare, a proclamarsi «vittima» di donne «bugiarde» alla ricerca di «facile fama», ammonendo Barack Obama che anche lui un giorno potrebbe essere accusato ingiustamente.
Di stasera l’ultima chicca, quando in un comizio Trump ha insinuato che Hillary Clinton abbia assunto qualche sostanza stupefacente al secondo dibattito in tv: «Penso che ora la stiano pompando», ha detto in New Hampshire, suggerendo che entrambi siano sottoposti al test anti-droga in vista del duello di mercoledì prossimo.