Basta mega sanzioni su multe e le tasse non pagate Con l'addio a Equiltalia maggiorazione fissa del 3%
È una montagna di 50 miliardi di vecchie cartelle, quelle che alla fine del 2015 non erano state pagate.
Ma il debito fiscale e previdenziale, che nei tre quarti dei casi è inferiore ai 5.000 euro, è spesso lievitato moltissimo attraverso il meccanismo moltiplicatore di sanzioni e interessi. A questa platea si rivolge la norma che, nello stesso decreto che «rottama» Equitalia, consente a cittadini e imprese di liberarsi degli importi contestati dal fisco.
Il testo non è ancora stato messo a punto ma, secondo indiscrezioni, si pagherà l’imposta o la multa dovuta, con una maggiorazione fissa, attorno al 3%, che serve come aggio per il costo di riscossione. Tra le ipotesi c’è l’idea di dare un anno di tempo agli italiani per aderire, anche se bloccare la riscossione così a lungo potrebbe rappresentare un rischio.
Il governo conta di incassare dall’operazione 4 miliardi: un valore prudente visto la massa di cartelle non pagate che pendono sulla testa degli italiani e visto che molte sono importi non altissimi. In attesa del testo del decreto, si ipotizza che l’operazione «cartella scontata» possa riguardare quasi tutti i crediti che Equitalia ha l’incarico di riscuotere. Non ci sarebbe, invece, l’Iva che è un’imposta comunitaria. Si va dalle multe auto - che se non pagate dopo pochi mesi raddoppiano nell’importo - ai bollettini Imu, dai contributi previdenziali all’Irpef, dai diritti camerali al bollo auto.
L’operazione arriva proprio mentre Equitalia smobilita e passa all’Agenzia delle Entrate. Si incrocerà inoltre con altre scadenze per i contribuenti. La prima è fissata per il 20 di ottobre, quando termina la possibilità di richiedere la riattivazione delle rate per i contribuenti «decaduti» perché non avevano versato gli importi concordati.
Ed è in arrivo un’altra novità. A novembre partirà l’operazione Sms («Se Mi Scordo»): in pratica il fisco avviserà i cittadini che la scadenza della rata si avvicina. Lo farà con un messaggino telefonico oppure con una e-mail. Ma, ovviamente, solo se il contribuente avrà autorizzato il fisco ad avvertirlo.