Procuratore di Trapani: sempre legittimo per le Ong salvare vite
È sempre legittimo intervenire in mare per salvare vite in pericolo.
Lo ha sottolineato il procuratore facente funzioni di Trapani, Ambrogio Cartosio, in audizione alla commissione Difesa del Senato.
"L'articolo 54 del codice penale - ha ricordato Cartosio - prevede la causa di giustificazione dello stato di necessità. Se cioè la nave di una ong, o un mercantile o un mezzo della Marina Militare o un peschereccio viene messo al corrente del fatto che c'è un'imbarcazione con a bordo persone che rischiano l'annegamento, questa imbarcazione deve essere soccorsa, indipendentemente da dove si trova e questo principio travolge tutto, norme sancite da carte solenni e leggi varie. Se viene commesso un reato non è punibile perche' commesso al fine di salvare la vita umana". "Se l'intervento è fatto nei confronti di persone che corrono pericolo di vita - ha aggiunto - siamo quindi in stato di necessità e concordo al 100% con l'azione della ong che salva la vita. Sul piano tecnico-giuridico e' un intervento legittimo".
"Ci risulta - ha proseguito - che le ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera. La procura di Trapani ha in corso indagini sull'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che coinvolgono non le ong come tali ma persone fisiche appartenenti alle ong. Allo stato delle nostre acquisizioni - ha detto ancora Cartosio - registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle ong che sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti: evidentemente ne sono al corrente da prima e questo pone un problema relativo alla regolarità di questo intervento. Sul piano penale - ha spiegato - si pone il problema dei limiti dello stato di necessità e, soprattutto delle valutazioni dei giudici. Se per stato necessità si intende la situazione di chi sta annegando è un conto, se invece per stato di necessità si intende la situazione di chi si trova in un campo di concentramento libico in cui ci sono trafficanti che tengono sotto la minaccia delle armi persone che vengono violentate e torturate è un altro conto e copre anche l'intervento delle ong".
"Allo stato delle nostre indagini escludo che ci siano elementi per poter dire che i finanziamenti ricevuti dalle ong possano essere di origine illecita ed escludo anche che gli interventi di soccorso delle organizzazioni abbiano finalità diverse da quello umanitarie. La presenza di navi delle ong in un determinato fazzoletto di mare - ha osservato il magistrato - sicuramente costituisce un elemento indiziario forte per dire che evidentemente sono al corrente del fatto che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni, ma questo da solo non è sufficiente per incriminare qualcuno con il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il dato - ha aggiunto - unitamente ad altri dati indiziari, potrebbe costituire il compendio indiziario per supporre la partecipazione al reato". Cartosio ha poi riferito che "non risultano contatti telefonici diretti tra persone in Libia e le ong".
Far salire team di polizia giudiziaria sulle navi delle ong che soccorrono i migranti, come proposto dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, "potrebbe avere risvolti positivi, ma mi rendo conto anche che le necessità delle ong sono molto diverse e oggettivamente contrapposte a quelle di tipo giudiziario e poliziesco. Le ong per esempio - ha spiegato Cartosio - hanno bisogno di operare in acque internazionali in zone che appartengono a Stati diversi, che hanno legislazioni molto diverse. Il reato di traffico di stupefacenti, ad esempio esiste in Italia ma non in altri Paesi, come anche lo stesso reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Le organizzazioni, ha aggiunto, "hanno necessità di operare svincolate dalle pastoie legislative degli Stati. E' un problema difficile da risolvere, soluzioni facili non esistono".