Barcellona sfida Madrid; avanti verso il referendum del 1° ottobre
La Catalogna non si piega al pugno di ferro mostrato da Madrid col blitz di ieri contro il referendum per l’indipendenza.
Il vicepresidente catalano Junqueras ammette che ora organizzare la consultazione del 1° ottobre è più complicato, ma si va avanti.
Migliaia di persone in piazza a sostegno del voto, mentre la magistratura indaga anche sulle spese sostenute per il referendum. L’Ue si schiera con Madrid e ‘rispetta l’ordine costituzionale della Spagna come con tutti gli stati membrì.
Anche Parigi sostiene ‘una Spagna forte e unità.
Tornano in libertà 7 dei 14 arrestati ieri.
Dalle valli dei Pirenei alle spiagge della Costa Brava è un fiume di bandiere stellate dell’indipendenza in movimento, spinto dall’indignazione per il blitz dello stato spagnolo contro il Govern di Barcellona.
La Catalogna profonda vuole votare e lo grida dai manifesti gialli rossi blu appesi ai muri, dagli striscioni che proclamano «Republica!» all’ingresso dei villaggi. La provincia di Girona, fra mare, montagne e Francia, è quella dove essere ‘spagnolì è meno ben visto. Alle ultime regionali i partiti dell’ indipendenza hanno stravinto con 12 seggi su 17 al parlamento regionale.
Qui il lavorio cosmopolita di Barcellona è lontano. Dai tempi della rivoluzione e di Napoleone la simpatia per la Francia è grande, la gente si sente «afrancesada». Palamos, San Felieu de Guixols, Platja d’Aro, sono nomi familiari per gli italiani, che ogni estate affollano questa fetta di Costa Brava fra Barcellona e la Francia. Tutti i comuni fanno parte dell’Associazione dei Municipi per l’Indipendenza. I loro sindaci sono fra i 712 su 948 in Catalogna dichiarati indagati e chiamati a deporre in procura pena l’arresto per essersi schierati per il referendum.
A Palamos, 18mila abitanti, un tempo villaggio di pescatori, ora cittadina turistica d’estate, la gente si è riversata in piazza, quella dell’Ayuntamento, a due passi dal Mercato del Pesce, mercoledì sera per denunciare contro il blitz di Barcellona. Pronta a difendere il popolare presidente catalano Carles Puigdemont, ex-sindaco di Girona, e il suo governo. La frustrazione e la collera dominano.
«Mi sento catalana e spagnola. Non sono mai stata indipendentista» spiega Angels, che gestisce un piccolo albergo, «ora sono sicura di volere andare a votare, e forse per il ‘sì, contro (il premier spagnolo) Mariano Rajoy». Il sindaco Lluis Puig, della Sinistra Repubblicana di Erc, il partito di Oriol Junqueras, si è precipitato a Barcellona per unirsi ai manifestanti sulla Rambla di Catalunya. «La gente vuole votare, vuole che sia rispettata la democrazia» ha spiegato a Radio Palmos il suo vice Jordi Pacci. «Dobbiamo difendere le istituzioni del nostro paese attaccate dallo stato franchista spagnolo» spiega fra i manifestanti Anton, «l’attacco di Madrid è sproporzionato».
Molti temono che dopo i sequestri di ieri, 10 milioni di schede nelle mani della Guardia Civil, non si riesca più a votare. Ma c’è chi non ha dubbi: «Vuterem!» garantisce Monica, infermiera, «ho solo paura possa vincere il no».