L'Austria oggi alle urne Il favorito è Kurz
A 31 anni può insegnare qualcosa ad Angela Merkel il ragazzo austriaco, che oggi potrebbe diventare il più giovane cancelliere del suo Paese e d’Europa, facendo virare decisamente a destra il partito popolare con una campagna che ha cavalcato la paura dell’immigrazione? Qualche commentatore in Germania, alla vigilia del voto in Austria, se lo è chiesto.
Die Zeit risponde di no: Sebastian Kurz, il leader del partito popolare Oevp, potrà battere i rivali populisti del Fpoe, dopo averli sorpassati con un’abile campagna elettorale.
Ma se vincerà, «non avrà battuto il populismo». L’accusa, rivoltagli anche da chi è stato messo da parte nel suo partito, è che il populismo lo abbia cavalcato, alimentando le paure del Paese, nella sua campagna contro profughi e migranti, invece di curarlo. E con i rivali della destra oltranzista (Fpoe) di Heinz Christian Strache, probabilmente, dovrà alla fine governare, alla luce del deterioramento della Grosse Koalition (al potere da 10 anni).
La partita per il secondo posto sembra, comunque, ancora aperta. I sondaggi danno l’Oevp al 33%, l’Fpoe fra il 25 e il 27%, i socialdemocratici del cancelliere uscente Christian Kern fra il 23 e il 27%. Quindi, nel sistema in cui la soglia di ingresso al Nationalrat è del 4%, ce la dovrebbero fare i liberali del Neos, dati al 6%, e i Verdi e la lista Pilz, al 5%.
Il ministro degli esteri, che 5 mesi fa ha preso in mano le redini di un vecchio partito, diventandone il numero uno e trasformandolo in una lista personale (lista Sebastian Kurz) ha indicato la sua «linea rossa» per una futura coalizione di governo nel sostegno all’Europa. «Occhi dolci a una “Oexit” (exit austriaco) non saranno ammessi», ha affermato. Nel suo esecutivo potrebbero sedere però l’erede di Joerg Haider, Strache, al ministero dell’interno, e il suo compagno di partito Norbert Hofer, uscito perdente alle presidenziali, agli Esteri: gente che in questi giorni ha fomentato i timori su una possibile islamizzazione del Paese.
L’Austria, che negli ultimi due anni ha sfidato al braccio di ferro l’Italia, minacciando la chiusura del Brennero, non diventerebbe, insomma, un partner più facile in Europa. E stando ad analisti locali, si avvicinerebbe in modo preoccupante ai Paesi del gruppo di Visegrad - Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia -, che, come noto, chiudono la porta alla solidarietà europea. «Il Paese è a un bivio», ha detto il cancelliere Kern, promessa mancata dalla prospettiva di oggi del suo partito, rivolgendo un ultimo appello agli elettori, affinchè evitino la deriva a destra di un governo nero-blu (Oevp-Fpoe). «Si rischia l’orbanizzazione dell’Austria», ha incalzato il leader dei liberali, Matthias Strolz.
Ma la popolazione non sembra molto preoccupata. Gli austriaci hanno seguito con grande interesse la campagna elettorale - e ben 41 duelli in tv fra i leader dei partiti più importanti - e sembrano fidarsi del «Wunderkind», il bambino prodigio che con un programma piuttosto vago, promette tasse più basse e confini sicuri. Con il suo «wiener Schmaeh», lo charme viennese da bravo ragazzo, ha convinto tutti di essere un Macron anti-sistema. E i giovanissimi lo ritengono un modello. Oggi i primi exit poll usciranno alle 17.