La fake news su Salvini costa 15 mila euro
Le chiamano «fake news», termine inglese per indicare notizie false. Bufale colossali, che sempre più spesso - magari rilanciate attraverso i social network - si spargono alla velocità della luce, rimbalzando dai siti internet o dai mezzi di informazione tradizionali. E se le notizie inventate o distorte fanno male a chi le subisce e pure a chi le legge, perché screditano e feriscono le persone e rafforzare nel lettore idee infondate, rafforzando ignoranza e pregiudizi - chi le produce rischia di pagare un conto salato. Ne sa qualcosa un blogger calabrese, condannato dalla Corte d'appello di Trento - che ha ribaltato la decisione di primo grado - per avere pubblicato una notizia falsa riguardante il leader del Carroccio, Matteo Salvini, al quale erano state attribuite dichiarazioni non vere sui partigiani.
L'autore è stato infatti condannato a pagare 5000 euro di multa. L'imputato dovrà inoltre risarcire Salvini, che si è costituito parte civile attraverso l'avvocato Claudia Eccher, con 15 mila euro, pagare le spese di entrambi i giudizi e quelle sostenute dalla parte civile. Insomma, un bel salasso. «Ora attendiamo di leggere le motivazioni, ma questa è una sentenza destinata a fare giurisprudenza in tema di fake news», evidenzia l'avvocato Eccher, che ha depositato la querela per diffamazione per conto di Salvini e, dunque, della stessa Lega nord.
Al centro del contenzioso c'era il post pubblicato dal blogger il 25 aprile 2015. Il titolo recitava: «Salvini: "Al sud non esistono partigiani perché non avevano le palle per combattere. Sono dei vigliacchi"». Un post, come riportato nella querela, che scatenava numerosi commenti nel blog ed aveva anche un'ampia diffusione in rete.
«Il messaggio - come ricostruito dall'avvocato Eccher - attribuiva, mediante l'uso del virgolettato, presunte dichiarazioni di Matteo Salvini a commento delle celebrazioni del XXV Aprile. Tali frasi, denigratorie degli italiani abitanti al sud, non sono mai state pronunciate dal leader della Lega Nord».
Da qui la decisione di non lasciare correre, ma di pretendere che l'autore di quella notizia - non vera - rispondesse per quanto pubblicato sul blog. La querela, come detto, è stata presentata a Trento (per questo la competenza è ricaduta sul tribunale trentino). In primo grado il blogger, era stato assolto: il giudice aveva in sostanza riconosciuto che si trattava di un post di satira. «Un giovane ingegnere che si diverte a prendere un po' in giro i politici attraverso una satira non certamente offensiva per come accertato dal Tribunale di Trento», aveva commentato il suo avvocato.
Ma la sentenza pronunciata nel novembre 2016 era stata impugnata dalla procura generale. E la Corte d'appello, presieduta dalla giudice Daniela Genializzi, in riforma della precedente decisione di primo grado, ha condannato l'autore di quel post. «Un fatto doppiamente falso - evidenzia l'avvocato Eccher - Mai quelle frasi sono state pronunciate dall'onorevole Salvini. Inoltre - aggiunge - falso è il contenuto per assenza di corrispondenza ai fatti della storia».
Adesso si dovranno attendere le motivazioni, ma la sentenza - come detto - è destinata a fare scuola in tema di fake news.