Mps, morte David Rossi: «Video fu manipolato»

«Certe cose non si possono tacere. Non sono in cerca di pubblicità ma alcuni aspetti andavano chiariti». Lo ha detto Luca Scarsella, il consulente della famiglia di David Rossi, l’ex capo comunicazione di Mps morto a marzo 2013 dopo essere precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni, interrogato ieri dai magistrati genovesi.


L’ingegnere ha illustrato al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e al sostituto Cristina Camaiori, le lacune, a suo dire, della prima indagine sulla morte di Rossi per quanto riguarda gli aspetti tecnici. In primo luogo ha sottolineato come il video estrapolato da una delle telecamere di videosorveglianza della banca senese, che mostra la caduta dell’ ex capo della comunicazione e della sua agonia a terra, non sia genuino e originale. «È stato estratto in maniera scorretta dall’hardware - ha detto Scarsella - e potrebbe essere stato manipolato, forse manca qualche pezzo».


In secondo luogo ha spiegato come da quel video si intraveda l’ombra di un veicolo e di persone che passano. «All’epoca - ha proseguito l’ingegnere - avevamo sollecitato di prendere i tabulati delle celle telefoniche della zona, per capire chi fosse presente nel vicolo. Ma quando è stato fatto, nella seconda indagine, era ormai troppo tardi: i tabulati non c’erano più».


L’inchiesta genovese, sulle presunte omissioni dei colleghi senesi che indagarono sulla morte dell’allora capo comunicazione, è nata dopo la trasmissione televisiva Le Iene.


La procura di Genova aveva aperto un fascicolo per abuso d’ ufficio a carico di ignoti dopo l’intervista rilasciata dall’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini che aveva detto di aver saputo di «festini» ai quali avrebbero partecipato importanti personaggi della magistratura e della politica e che forse l’ inchiesta sulla morte di Rossi era stata «affossata» per questo.

 

Dopo la trasmissione di Mediaset, i pm senesi avevano presentato querela per diffamazione per le dichiarazioni di Piccini. Sempre nel capoluogo ligure è aperta l’inchiesta sulla lettera di minacce, accompagnata da un proiettile, indirizzata al pm senese Aldo Natalini che si era occupato anche della vicenda Mps. L’ipotesi di reato è tentata minaccia grave.

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