Valduga: «Pd, Patt e Upt sono sigle finite.
«Questo centrosinistra autonomista, queste sigle che ripropongono, sono finite. Non hanno ancora capito che per battere il centrodestra serve un modello nuovo». Non lo dice Carlo Daldoss , ieri così stracarico di impegni da non trovare il tempo di rispondere al giornalista. Lo ripete Francesco Valduga , il sindaco di Rovereto, uno dei leader del progetto di Polo civico territoriale presentato il 14 agosto a Maso Franch.
Lo dice per ribadire, spiega, quello che già dovrebbe essere chiaro: mai con Pd, Upt e Patt. Se le parole hanno un senso, il lavoro del segretario Giuliano Muzio e della delegazione del Pd ( Donata Borgonovo Re e Alessio Manica ) parte in salita, non solo sul fronte del recupero del Patt, ma anche per l'«allargamento» della coalizione al Polo civico territoriale che candida l'ex assessore Daldoss alla presidenza della Provincia. L'altra sera, mentre Luigi Olivieri avvertiva l'assemblea del Pd («Attenti, Daldoss non farà mai accordi con il Pd»), qualcuno s'è preso la briga di contattare in diretta l'ex assessore, ottenendo un messaggio tranquillizzante: nessuna preclusione sul simbolo. Invece non è così, stando alle dichiarazioni di Valduga. E, anzi, se si prendono alla lettera le parole del sindaco di Rovereto, non si tratta di mera tattica per alzare preventivamente la posta. Della serie: presentatevi pure con il simbolo del Pd, purché riconosciate Daldoss candidato presidente.
Invero, a Maso Franch, l'apertura al centrosinistra autonomista era parsa chiara non solo per il no netto al populismo leghista, ma proprio per le parole dello stesso Valduga: «Non c'è alcuna conventio ad excludendum , nessun paletto rispetto a ciò che è stato. Assolutamente rispettosi delle storie dei partiti e delle culture politiche che hanno fatto la storia del Trentino».
«Forse dovevo essere più chiaro» dice oggi Valduga «nessuna preclusione verso persone e filoni di pensiero che si rifanno all'autonomia, al popolarismo e al riformismo, in cui anch'io mi riconosco. Ma pensare di riunire ancora Pd, Upt e Patt, e credere che noi ci aggreghiamo come stampella, non esiste. Lo ripetiamo da marzo, a maggior ragione lo diciamo oggi. Come va dicendo Daldoss: c'è bisogno di un modello nuovo per tempi nuovi.
E di un progetto territoriale e comunitario. Niente a che fare con sigle come il Patt che un giorno firma un patto di coalizione e il giorno dopo lo rinnega solo perché non c'è Rossi. In gioco non ci sono i destini personali dei singoli». Il sindaco di Rovereto aggiunge: «Siamo alternativi al populismo leghista e non vogliamo fare l'ottava provincia del Veneto. Ma come collante non basta dire che si è tutti assieme contro la Lega, come si è fatto con Berlusconi. Ho l'impressione che Pd, Upt e Patt non si rendano conto del pericolo di una deriva populista, che può davvero vincere. Anche strategicamente, come si fa a dirsi antileghisti in un Trentino che il 4 marzo ha votato in quel modo? Non basta individuare il nemico: si dovrebbe prima di tutto ribadire le ragioni valide di un progetto territoriale vicino alla gente».
Che l'Upt possa aderire in toto ad una «lista Daldoss» o riverniciarsi in una lista di appoggio, ci può stare; chiedere però al Pd di cambiare simbolo è una strada chiusa in partenza. «Ma io non chiedo nulla» dice Valduga «se lo vogliono capire, vengano con noi, altrimenti affondino da soli. Li capisco, ma la nostra non è presunzione. Si deve andare oltre il centrosinstra autonomista. Se i tempi sono ora stretti, non è colpa nostra. Poi, non si capisce: se Ghezzi rivendica il Cln va tutto bene, se noi citiamo l'Asar non esistiamo. Per essere chiari, l'alternativa Ghezzi o Daldoss non esiste: per noi c'è solo Daldoss!».
L'ipotesi del Polo civico territoriale prevede intanto una lista dei Civici e una lista di Daldoss, più Autonomia Dinamica di Mauro Ottobre e una lista fassana. «A breve i dettagli» dice Valduga. E l'«amplia allenza» invocata dal Pd? «Noi stiamo già mettendo lì una coalizione alternativa al centrodestra di Fugatti «e abbiamo l'ambizione di essere attrattivi verso tutti coloro che nel centrosinistra non si sentono più rappresentati da sigle superate».