Yemen: 18 milioni senza cibo Paese in ginocchio
Lo Yemen sta vivendo la peggiore crisi umanitaria che si registra nel mondo da qualche anno.
La causa sono anni di combattimenti intensi sul territorio che hanno distrutto le infrastrutture, devastato i servizi pubblici, costretto a migrare milioni di persone e provocato una delle peggiori epidemia di colera.
«La situazione umanitaria nello Yemen è buià e stiamo perdendo la lotta contro la carestia» ha dichiarato Mark Lowcock, Segretario Generale aggiunto agli Affari umanitari e coordinatore dei soccorsi d'urgenza nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La realtà del territorio, ha aggiunto, si è «degradata in maniera allarmante nel corso delle ultime settimane» tanto che si teme l'avvicinarsi del punto di svolta oltre il quale sarà impossibile evitare la carestia in tutto il paese con un conseguente massiccio numero di vittime. Inoltre l'economia è definitivamente crollata in un Paese che faceva già parte delle Nazioni più povere al mondo.
Sono oltre 18 milioni che persone, la maggior parte bambini, che vivono qui nella più totale insicurezza alimentare «e di questi - ha aggiunto il rappresentante Onu - almeno 8 milioni si chiedono quotidianamente dove potranno trovare il loro prossimo pasto».
Lowcock ha anche sottolineato come in favore dello Yemen si sia mobilitata una grande risposta umanitaria partita soprattutto da Paesi come gli Emirati Arabi, l'Arabia Saudita, gli Usa e anche l'Europa per un totale di 2,6 miliardi di dollari raccolti.
Ma l'ulteriore peggioramento dell'economia, con la svalutazione del 30% in un mese della moneta yemenita, e l'intensificarsi dei combattimenti rischiano di bloccare la rete degli approvvigionamenti e delle operazioni di soccorso.
Il Segretario Generale ha dunque insistito affinchè tutte le parti sul terreno si impegnino a rispettare la protezione delle infrastrutture civili e a facilitare l'arrivo degli aiuti ai più bisognosi. Mark Lowcock ha infine sollecitato la realizzazione di un ponte aereo di evacuazione dei malati che non possono essere curati nel Paese