Riforma della legittima difesa approda all'esame del Senato
La riforma della legittima difesa approderà al Senato il 23 ottobre nel testo unificato presentato dalla Lega e depositato in commissione Giustizia a Palazzo Madama. Prima rivoluzione, come la chiama il Carroccio, è la difesa che diventa «sempre» legittima. E subito i social si riempiono di annunci ed entusiasmo per la novità. In testa, Matteo Salvini: «Avanti, il diritto alla difesa per i cittadini per bene è sacrosanto», twitta il ministro dell’Interno.
Preoccupazione a sinistra: tra Pd e Beppe Civati fondatore di Possibile si teme l’effetto «pistola-facile» tra vittime e aggressori, aumentando il senso di insicurezza e temendo che lo Stato rinunci a difendere i propri cittadini.
Come ricorda il presidente della Commissione giustizia del Senato e relatore del testo Andrea Ostellari, la riforma centra gli obiettivi del contratto di governo, ed è stata poi adattata in base alle testimonianze delle vittime sentite in aula. Cambia il concetto di legittimità della difesa, che sembra «a prescindere»: l’accertamento e i processi sarebbero più rapidi e toccherebbe allo Stato pagare le spese legali perché «chi si è difeso, non pagherà più per dimostrare la sua innocenza».
Seconda rivoluzione colpirebbe ladri e rapinatori che piombano in casa: per loro pene più alte, fino a 7 anni di carcere e obbligo di risarcire le vittime per i danni. Stop inoltre alle «assurde richieste di rimborso da parte di malviventi e loro parenti», rivendica Ostellari, nel caso in cui fossero rimasti feriti o uccisi nell’aggressione.
Abbastanza soddisfatta Forza Italia: «È un testo che prende in parte la nostra proposta, anche se noi parlavamo espressamente di “diritto di difesà e non di legittimità”», rimarca la senatrice Fiammetta Modena riferendosi a una differenza sul piano giuridico e annunciando emendamenti. Bocciatura in toto dal Pd: per i senatori Valeria Valente e Franco Mirabelli, «con questo testo lo Stato abdica alla difesa dei cittadini e dice a ciascuno: difenditi da solo perchè io non ce la faccio.
È un principio inaccettabile e pericoloso», denunciano e profetizzano: «Se questo testo passasse così, ci sarebbero solo più armi, più insicurezza, più morti».
Ma l’iter del disegno di legge in commissione Giustizia potrebbe allungarsi dopo il blitz di Pietro Grasso della settimana scorsa: l’ex presidente di Palazzo Madama e ora leader di Leu (seguito da alcuni colleghi Dem) ha chiesto di esaminare il provvedimento in sede referente e non più in sede redigente.
La prima procedura prevede esame e votazione dei vari emendamenti sia in commissione sia in Aula; la seconda ha un iter molto più rapido, come stabilisce il nuovo regolamento del Senato approvato alla fine della scorsa legislatura.