Milano: registrata la bimba di due papà
Riconoscere a un figlio il diritto di avere «due genitori dello stesso sesso» non viola «alcun principio fondamentale», non compromette l’ordine pubblico ed anzi è «superiore interesse» del minore garantirgli i «diritti alla bigenitorialità».
È con queste motivazioni, sulla scia di altre decisioni arrivate negli ultimi mesi in Italia, che il Tribunale civile milanese ha ordinato all’Ufficiale di Stato civile del Comune di Milano di rettificare l’atto di nascita di una bambina, nata negli Stati Uniti con la fecondazione assistita e la maternità surrogata, e di indicare entrambi i padri, due uomini italiani, come genitori e non solo quello biologico.
L’Ottava sezione civile, presieduta da Giovanni Battista Rollero, infatti, ha accolto il ricorso degli avvocati Giacomo Cardaci, Manuel Girola e Luca Di Gaetano di Rete Lenford - Associazione Avvocatura per i diritti Lgbt. In un primo momento, hanno spiegato i legali, «l’atto di nascita era stato trascritto presso lo Stato civile del Comune con il solo nome del padre biologico conformemente all’originario certificato di nascita californiano».
Poi, però, i genitori avevano chiesto e ottenuto dall’autorità americana la rettifica dei documenti anagrafici della figlia, affinchè risultassero i nomi di entrambi i padri, «ma il Comune di Milano aveva rifiutato di rettificare l’atto di nascita italiano e di aggiungere il secondo genitore».
Questo genere di rettifiche, infatti, sono state fatte dall’amministrazione comunale milanese ma finora solo nei casi di due madri e non in quelli di due padri. Tanto che stamani un avvocato milanese, padre, assieme al suo compagno, di due bimbe e che si è visto respingere dal Comune nelle scorse settimane la richiesta di trascrizione, ha deciso di scrivere al sindaco Giuseppe Sala spiegando nella missiva che «è l’ultima occasione per rimediare in senso politicamente positivo a un gigantesco errore». E citando appunto il decreto del Tribunale milanese: «Lo legga - ha scritto rivolto al primo cittadino - appena ha un attimo di tempo: lo legga nella sua semplice potenza e lo raffronti con le parole deboli del malcapitato funzionario che, nel diniego di un mese fa, ha tentato di giustificare la decisione della sua Giunta di non trascrivere il certificato di nascita delle mie bimbe».
Due «piccole italiane milanesi», ha aggiunto l’avvocato, che «non sanno di essere state lasciate fuori e senza appartenenza dalla loro stessa città». Per l’avvocato e padre questa è «l’ultima occasione» perchè il «Comune riprenda ruolo e responsabilità, cessando di farsi fuorviare da visioni e voci semplicemente sbagliate».
I giudici, dal canto loro, hanno aderito a un principio espresso dalla Cassazione con una sentenza del 2016 e fatto proprio da altri Tribunali italiani, spiegando che non è contraria all’ordine pubblico la trascrizione di un atto di nascita con due padri. Non esistono, tra l’altro, «dati scientifici che attestino la rilevanza dell’orientamento sessuale dei genitori sul benessere dei figli» e va preservata anche la «stabilità dei legami acquisiti fin dalla nascita».