L'università di Soros cacciata dall'Ungheria
Quella di oggi è una «giornata nera per la libertà accademica». Con queste parole il rettore della Ceu, la Central European University, ha dato l’annuncio ufficiale del trasferimento dell’università del filantropo americano George Soros da Budapest a Vienna. Nelle stesse ore, centinaia di studenti mettevano in scena sulla piazza del parlamento della capitale ungherese i «funerali» del loro istituto, trasportato simbolicamente in una bara.
Dal settembre 2019, i programmi saranno trasferiti nella capitale austriaca tutti i corsi - soprattutto master e dottorati - che procurano titoli di studio americani.
A Budapest rimane però l’infrastruttura, e circa il 20% dei corsi, accreditati anche in Ungheria, con laurea ungherese. Un fatto che il governo di Viktor Orban usa come pretesto: il trasloco non sarebbe altro che un bluff, la Ceu «fa solo isterismo», ha attaccato il portavoce del premier ungherese.
Peccato che il rettore Michael Ignatieff non la veda affatto così: «È un fatto senza precedenti. Un’istituzione americana viene mandata via da un Paese Nato».
La lotta intorno alla Ceu va avanti da più di un anno. Il governo ha varato una nuova legge, che obbliga gli atenei stranieri a disporre anche di una sede nel Paese di provenienza se vogliono continuare ad esercitare in Ungheria. La Ceu ha reagito dotandosi di un campus newyorkese, ed ha aperto corsi nel Bond College, ma la sua licenza comunque non è stata rinnovata, con la motivazione che «non è provata in modo convincente l’esistenza di corsi accreditati nello stato di New York». Il rettore ha smentito: «Il governo di Budapest così sta accusando di falso le autorità americane che hanno accreditato questi corsi».
Fondato nel 1991 da Soros - uno degli avversari preferiti di Orban - l’ateneo conta oggi quasi 1.500 studenti, provenienti per lo più dall’Europa centrale, e rilascia titoli di studio riconosciuti anche negli Usa. Corsi di storia, economia, diritto e sociologia sono incentrati su una visione multiculturale e aperta al mondo. Approccio che si è scontrato sempre più con l’ideologia ultranazionalista del governo di Fidesz, che ha scatenato una vera campagna di odio contro il fondatore e la sua università.
In difesa dell’ateneo, si sono schierati il Parlamento europeo e la Commissione (che ha avviato una procedura d’infrazione sul caso), il Partito popolare europeo, il governo americano, il Consiglio d’Europa, intellettuali, scienziati e premi Nobel da tutto il mondo, oltre che la gioventù universitaria di Budapest. Apparentemente senza risultato.
La perdita per l’Ungheria è notevole: la Ceu, ritenuta la migliore università dell’Europa centrale, impiega 770 docenti da ogni parte del mondo e la presenza dell’istituto ha contribuito con oltre 8 miliardi di fiorini (26-28 milioni di euro) all’economia ungherese. Anche maggiore però, per Budapest, sarà il danno sul fronte politico.