Camicia nera e braccio alzato «L'assessore deve dimettersi»
«Ora deve dimettersi»: la minoranza di centrosinistra nel consiglio comunale di Vicenza punta l'indice contro l'assessore alle infrastrutture Claudio Cicero, sorpreso ad affacciarsi dal balcone degli uffici comunali con addosso una camicia nera con un fiocco tricolore annodato al collo mentre saluta con il braccio alzato.
Oltre alla richiesta di un passo indietro dalla giunta del sindaco Francesco Rucco, l'opposizione preannuncia un esposto alla Prefettura per quella che viene definita «l'ennesima goliardata che in realtà è nostalgia del ventennio fascista».
Il diretto interessato, che in questi giorni ha festeggiato 20 anni di presenza ininterrotta in consiglio comunale, nega tutto, nonostante la foto. «Non ho difficoltà a rivendicare le cose che faccio - taglia corto Cicero, 57 anni - .Ma non ho fatto il saluto romano, chi lo sostiene è in malafede». Di avviso opposto le opposizioni: «La foto che ritrae l'assessore in camicia nera e a braccio teso sul balcone di un edificio pubblico è un affronto alla Repubblica, uno schiaffo alla Resistenza, una contraddizione insanabile con l'essere amministratore di una città decorata di due medaglie d'oro».
E alle obiezioni dell'assessore che il suo braccio non era alto come si vorrebbe far credere, gli oppositori di Palazzo Trissino ribattono che Cicero «può sbracciarsi quanto vuole da casa sua, nel suo giardino. Ma quando è in veste di amministratore pubblico, in un luogo pubblico, non deve dimenticare che questa Repubblica è nata dalla lotta al nazifascismo». Qualcuno ricorda, con malizia, che nelle stanze comunali è stato coniato da anni ed è diventato di uso comune il termine «cicerata» per definire una millanteria di poco conto, destinata a cadere presto nel dimenticatoio.
Per ora il sindaco ha scelto la via del silenzio rispetto all'accaduto. Non così l'Anpi e l'Associazione volontari della libertà, con i rispettivi presidenti Danilo Andriollo e Francesco Binotto: «Le sue non sono, e non possono essere considerate, pagliacciate o goliardate. Queste uscite colpiscono la maggioranza dei cittadini democratici e antifascisti».