Fmi sull'Italia: 20% famiglie a rischio povertà Emigrazione italiana ai massimi da 50 anni
Boom degli italiani che lasciano il Paese: il tasso di emigrazione è vicino ai massimi degli ultimi 50 anni. Una ‘fugà legata alle difficoltà economiche di un’Italia disoccupata e più povera, con standard di vita più bassi, soprattutto per i giovani (nella foto, un’immagine diffusa dall’archivio dell’autorità portuale di Genova mostra una nave con a bordo 14 mila italiani in partenza per la Libia).
La fotografia scattata dal Fondo Monetario Internazionale dipinge un Belpaese alle prese da anni con una bassa crescita economica e con problemi strutturali che spingono molti a fare la valigia, lasciare e guardare altrove. Oltre il 20% delle famiglie sono a rischio povertà con punte del 33,1% nel sud e nelle isole. La disoccupazione è alta a circa il 10%, con il Sud che sperimenta tassi «quasi il doppio della media nazionale». E anche per chi ha un lavoro la situazione non è facile: i redditi reali pro capite sono al livello di 20 anni fa, ovvero prima dell’accesso nell’euro, e sono decisamente inferiori rispetto alla media europea.
Rispetto ai giovani se la passano meglio i pensionati e le famiglie più anziane: la loro ricchezza e i loro redditi restano sopra ai livelli di 20 anni fa. Una disparità legata alla «debole performance di crescita dell’Italia negli ultimi due decenni». Ma anche al «trattamento relativamente favorevole degli anziani a spese della popolazione più giovane e in età di lavoro». Un trend che «riflette una rete di sicurezza sociale centrata su generose pensioni, un forte peso delle tasse sul reddito da lavoro e alti tassi di disoccupazione strutturale» mette in evidenza il Fondo. «Anche se l’Italia è uno dei paesi che spende di più per i benefit sociali, la copertura dei poveri è ai livelli più bassi» aggiunge il Fondo, osservando come nonostante l’elevata spesa l’Italia esclude il 60% della sua popolazione più povera da «adeguate tutele sociali». A questo si aggiunge - spiega il Fmi - un sistema di welfare centrato sulle pensioni, e che non sostiene adeguatamente i «bambini e la popolazione in età da lavoro». Un insieme di fattori che, dati alla mano, sembra offrire poche chance se non fare la valigia e cercare opportunità fuori dell’Italia.
LE PREVISIONI ECONOMICHE
Il reddito di cittadinanza è un passo nella giusta direzione ma prevede benefit «molto alti», soprattutto «al Sud dove il costo della vita è più basso»: questo fa sì che rischi di essere un «disincentivo al lavoro» o di creare «dipendenza dal welfare». Lo afferma il Fmi, sottolineando che anche se i benefit previsti hanno nel mirino i più poveri, il reddito penalizza le famiglie più numerose. La sua attuazione e i controlli sono «essenziali». Quanto a «Quota 100» per il Fmi, le regole per il pensionamento anticipato sono state «allentate notevolmente. Questo potrebbe aumentare il numero dei pensionati, ridurre la partecipazione al mercato del lavoro e la crescita potenziale, e aumentare i già elevati costi pensionistici».
L’Fmi ha anche evidenziato che il tasso di povertà in Italia «non solo è più alto della media europea ma è soprattutto fra le famiglie più giovani. I redditi reali dei dipendenti restano sotto i livelli per accesso all’euro’’. Oltre il 20% delle famiglie è a rischio povertà e l’emigrazione dei cittadini italiani è vicino ai massimi degli ultimi cinquanta anni. Lo afferma il Fmi nell’Article IV sull’Italia, sottolineando che gli standard di vita delle generazioni più giovani si sono erosi.
La crescita in Italia è rallentata e il rischio recessione è aumentato. E’ quanto si legge nello staff report per l’Article IV del Fmi sull’Italia, datato 18 dicembre 2018. Le debolezze strutturali dell’Italia sono alla base della perfomance economica del Belpaese, per il quale «i rischi sono significativi e sono al ribasso». In caso di un acuto stress dell’Italia l’effetto contagio potrebbe essere globale e significativo. «Uno stress acuto in Italia potrebbe spingere i mercati globali in territori inesplorati».