Italia verso doppia recessione calano il Pil e la popolazione
Il Paese rischia di rimanere imbrigliato in una doppia recessione. Quella demografica è inesorabile. Ogni anno viene aggiornato il record negativo di nascite. E il 2018 non fa eccezione. Ma andrà sempre peggio, perchè ormai la generazione del baby boom sta per andare in pensione. In altre parole ci sono meno donne che possono diventare mamme e quelle che ci sono spesso rimandano i progetti di genitorialità. In altri casi rinunciano proprio. Allo stesso tempo non siamo al riparo da una recessione economica. Il Pil rischia di tornare di nuovo in calo nel secondo trimestre dell’anno.
Questa la fotografia scattata dell’Istat nel Rapporto annuale 2019 che racconta anche delle difficoltà che il Paese offre ai giovani - che rimangono a lungo a casa con i genitori o, 208mila in 10 anni, scelgono di andare all’estero - ma anche l’inversione delle stagioni della vita che vedono gli anziani allontanare la vera vecchiaia facendo sport e dedicandosi a cinema e cultura. Lo scatto fotografico dell’Istituto di statistica è insomma ricchissimo. Racconta molto anche su quello che accadrà.
Il presidente dell’Istituto, Gian Carlo Blangiardo, presentando le conclusioni alla Camera è stato chiaro. «Viene da chiedersi se siamo (e saremo ancora) un popolo che guarda al futuro o se invece dobbiamo perlopiù sentirci destinati a gestire la manutenzione del presente».
Il Paese è arrivato quindi a un bivio. E la questione demografica non è una variabile indipendente: se negli anni del miracolo economico ha fatto da traino, ora invece potrebbe esercitare un «effetto frenante».
A inizio 2019 l’Italia si è portata fuori dalla recessione tecnica, ma il Pil naviga sempre dalle parti dello ‘zero virgolà. Dopo un primo trimestre chiuso a +0,1%, secondo le stime dell’Istat il segno meno potrebbe rispuntare.
Ancora presto per dire se sarà di nuovo recessione o stagnazione. Blangiardo però appare ancora ottimista: la previsione di una crescita allo 0,3% per il 2019 resta confermata. Cosi come resta il problema del debito pubblico.
«Un’eredità», dice il presidente dell’Istat, che «avremmo preferito acquisire con beneficio di inventario».
La dinamica demografica offre meno incertezze. Su questo fronte, una volta imboccata una strada non si può invertire la marcia in un battibaleno. Nel 2018 sono nati appena 439 mila bambini. Ben 140 mila in meno rispetto a dieci anni fa. Una riduzione di circa un quarto. Quasi la metà delle donne tra i 18 e i 49 anni non ha ancora un figlio.
L’Istat a questo punto lancia un allarme. Di questo passo nel 2050 la popolazione scenderebbe di 2,2 milioni rispetto ad oggi.
Colpisce il numero di perdite nella fascia d’età lavorativa: 6 milioni in meno. Le conseguenze potrebbero essere incalcolabili.
Il pensiero va alla sostenibilità del sistema pensionistico.
«È ben noto l’effetto del calo demografico sul livello e sulla struttura della spesa e sul welfare», rimarca il presidente della Camera, Roberto Fico.
Di certo sull’Italia aleggia lo spettro di un ‘downsizing’, di un restringimento.
Finora una mano è arrivata dagli stranieri. E Blangiardo, le cui posizioni sul tema hanno suscitato polemiche, riconosce che «la crescita della popolazione italiana negli ultimi venti anni è avvenuta unicamente grazie all’aumento della componente di origine straniera». Il declino, che non ha paragoni nell’ultimo secolo, altrimenti sarebbe arrivato prima.
I quasi 5,3 milioni di stranieri rappresentano un numero di «tutto rilievo», osserva. Ma anche loro stanno invecchiando. Ecco che i «grandi anziani», come li definisce l’Istat, ovvero gli over85 sono 2,2 milioni. E, soprattutto, chi è avanti con l’età ha una buona qualità della vita. Mentre per i giovani è tutto più difficile.
È così che oltre la metà dei 20-34enni resta a casa dei genitori.