Taglio di un quarto dei parlamentari: referendum il 29 marzo
Il 29 marzo anche i trentini saranno chiamati a dire sì o no al quesito referendario per il taglio dei Parlamentari. Essendo un referendum non abrogativo, la consultazione, a livello nazionale, non necessita di quorum.
Al referendum si è arrivati perché la legge, che porta il nome del parlamentare del Movimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro, eletto in Trentino, ex ministro per la Democrazia diretta e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è stata oggetto di richiesta di una consultazione da parte di una sessantina di senatori.
In Parlamento la legge è stata approvata in via definitiva alla Camera lo scorso ottobre, prevede che il numero dei parlamentari eletti si riduca dagli attuali 945 (630 alla Camera e 315 al Senato) a 600 (400 alla Camera e 200 al Senato).
L’istituto dei senatori a vita è conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Cala anche il numero degli eletti all’estero.
Gli effetti sulla regione.
L’assetto parlamentare previsto dalla riforma Fraccaro, riduce di circa un quarto il numero di parlamentari eletti nella nostra regione. Si passerà daa almeno 18 eletti in regione (11 deputati e 7 senatori) a 13 (sei senatori e sette deputati) con un taglio del 27% contro una media nazionale del 36%. Il voto che ha tramutato in legge il taglio di 345 parlamentari in Trentino Alto Adige avrà un effetto diverso sulle elezioni per i due rami di parlamento: il taglio sarà però inferiore rispetto a quello medio subito da altre regioni e dalla rappresentanza nel Paese nel suo complesso. Per la Camera in regione si perderanno quattro deputati (-36,4% sulla legge precedente), contro un -36,5% nazionale e punte del 40% in meno per circoscrizioni come la 2 del Lazio e la 1 della Sicilia. A livello di senatori la regione mantiene i sei collegi uninominali (tre trentini e tre sudtirolesi), ma perde il settimo senatore con una riduzione del 14,3%, contro il 36,5% in Italia e punte del 57% ad esempio dell’Umbria e della Basilicata. Viene previsto, per la prima volta nella Carta costituzionale, un numero minimo di seggi senatoriali riferito alle Province autonome di Trento e di Bolzano (ovvero tre per ciascuna provincia).
Più voti necessari per l’elezione.
In base alle schede di lettura della legge, che rappresentano cioè la spiegazione degli effetti della norma, si nota come il numero di elettori per singolo seggio, alla Camera e al Senato, cresca. Per un deputato in regione si passa da 93.588 cittadini medi per seggio a 147.067 residenti. Per un senatore si passa da 147.067 residenti per seggio a 171.579. Una proporzione che indica come per avere un eletto serviranno più voti rispetto a oggi (ovviamente a parità di partecipazione al voto).