Rapinatore di 15 anni ucciso: il carabiniere indagato per "omicidio volontario"
La Procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, il carabiniere di 23 anni che la notte tra sabato e domenica a Napoli, ha sparato contro un 15enne armato di una pistola (risultata una replica di quelle vere priva del tappo rosso) con la quale stava tentando di rapinargli l’orologio.
Il 15enne, colpito due volte dall’arma del militare, è deceduto per le gravi ferite riportate. La vittima era con un 17enne che è stato fermato dai carabinieri con un’accusa di tentata rapina formulata dalla Procura per i Minorenni.
In ospedale, nelle tasche del 15enne morto, i sanitari hanno trovato un Rolex e una catenina, con ogni evidenza bottino di una rapina compiuta prima dell’aggressione al militare e alla ragazza che era in sua compagnia, anche lei ascoltata dai pm.
Dell’attività investigativa che riguarda la morte di Ugo Russo, e su quanto accaduto dopo, si stanno occupando due procure: quella dei Minorenni, coordinata dal procuratore Maria de Luzenberger, con il pm Cerullo, si sta concentrando sulla posizione del complice 17enne della vittima (accusato di tentata rapina).
Poi c’è quella che mira a fare luce sui comportamenti del carabiniere, coordinata dal procuratore Giovanni Melillo, con il pm Simone De Roxas e l’aggiunto Rosa Volpe, che riguarda invece l’uccisione del 15enne, la successiva devastazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale Vecchio Pellegrini, a opera di un folto gruppo di facinorosi, e gli spari, quattro, contro la caserma Pastrengo, sede del comando provinciale dei carabinieri di Napoli, avvenuti alle 4 del mattino di domenica. In merito al blitz nel Pronto Soccorso, gli inquirenti indagano ipotizzando il reato di devastazione. Sarebbero disponibili immagini riprese da alcune telecamere in cui si nota il gruppo entrare nella struttura ospedaliera che si trova nel cuore di Napoli.
Mancherebbero invece quelle della devastazione, in quanto nei locali del pronto soccorso non sarebbe stato ancora installato il sistema di videosorveglianza.
Gli investigatori, comunque, ascolteranno le persone che erano presenti (medici, infermieri, pazienti e familiari) per cercare di ricostruire l’accaduto. Per l’attentato alla caserma Pastrengo, invece, il fascicolo è stato aperto ipotizzando i reati di spari in luogo pubblico, e di porto e detenzione di arma da fuoco. In azione sarebbero entrate un paio di persone in sella a uno scooter che giunte davanti alla caserma hanno sparato quattro volte contro l’edificio. Sono state riprese dalle telecamere ma indossavano il casco.
Intanto, sul web, e non solo, prende corpo la solidarietà nei confronti del giovane militare che, secondo quanto si apprende dal suo legale, l’avvocato Enrico Capone, è molto provato dall’accaduto: sono decine i messaggi postati su twitter - riferiti alla vicenda - sull’hashtag #iostocolcarabiniere.
«Quando come mestiere scegli la professione del rapinatore, ti becchi tutte le conseguenze che comportano», scrive uno mentre altri se la prendono coi genitori del quindicenne. «I miei figli a 15 anni alle 23 erano a casa» e «dove erano i genitori?» si chiede un altro. I familiari della giovanissima vittima invece continuano a chiedere giustizia: «Il carabiniere - accusa il padre - gli ha sparato una prima volta al corpo, facendogli fare un balzo di 3/4 metri. Poi si è rialzato per scappare, ma a quel punto il militare gli ha puntato la pistola contro sparando una seconda volta e colpendolo alla nuca mentre era di spalle. Poi ha inseguito l’altro ragazzo che era con mio figlio sparando ancora ma mancando l’obiettivo. È stata un’esecuzione a tutti gli effetti».