Il virus avanza, il ministro «servono regole omogenee, inacettabili pubblicità dello sci»
Il coronavirus continua ad avanzare in tutta Italia - i morti sono 463, altri 97 in sole 24 ore, con quasi 1.600 malati in più - ma un piccolo simbolo di speranza arriva dal ‘paziente unò, Mattia, il 38enne di Codogno che ha iniziato a respirare autonomamente. Mentre si fronteggia la ‘rivolta della paurà nelle carceri, il governo lavora ad una «progressiva omogeneizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale», annuncia il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. E proprio con le regioni si punta a «prescrizioni e disciplina» conformi, anche attraverso il confronto politico. Domani il premier Giuseppe Conte vedrà i leader dell’opposizione.
Il bilancio dell’epidemia inesorabilmente si aggrava: a fronte di un numero complessivo di contagiati pari a 9.172, le persone attualmente positive sono 7.985, con un nuovo balzo di 1.598 rispetto al giorno precedente, pari ad un +25%. Sono 733 quelli ricoverati in terapia intensiva per coronavirus, 83 in più rispetto a ieri (+12,7%). La Lombardia, la regione nettamente più colpita, registra in un giorno 66 morti e 41 ricoverati in più in terapia intensiva. Reparti questi ultimi già da giorni ai limiti nella regione, il che ha richiesto il trasferimento finora di 17 pazienti - quasi tutti affetti da altre patologie - nelle regioni vicine.
Il bilancio conta poi 724 guariti, ben 102 in più di ieri (+16,4%). Un segnale di incoraggiamento viene dal paziente uno, il manager di 38 anni dell’Unilever ricoverato a Pavia, trasferito dalla terapia intensiva a quella sub intensiva. Non è più intubato e respira autonomamente, ha riferito l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera. La moglie del giovane, incinta di 8 mesi, è tornata a casa da qualche giorno dopo essere stata ricoverata all’ospedale Sacco di Milano.
Un piccolo, grande punto segnato dalla sanità di una regione sferzata dal coronavirus, i cui sanitari affrontano l’impatto più duro dell’emergenza. I positivi in Lombardia sono in tutto 5.469, ben 1.280 più di ieri. Le vittime in tutta la regione sono già 333. Cifre che raccontano di un sistema che rischia il collasso e al quale la Protezione civile sta cercando di far affluire buona parte delle attrezzature sanitarie acquisite: respiratori per le terapie intensive e mascherine in primis.
Mentre le regioni del nord lottano contro il dilagare del virus, c’è chi cerca di sfruttare il momento per fare affari. Il ministro Boccia denuncia «inaccettabili operazioni di marketing» per attirare nelle località sciistiche i ragazzi che non possono andare a scuola per la chiusura degli istituti. Il caso registrato sull’Abetone in Toscana (ma pubblicità analoghe sono state fatte anche in Lombardia, in Trentino e in Alto Adige, con offerte speciali per i bambini) ha spinto il governo a chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese con un’ordinanza di Protezione civile. «L’assunzione di responsabilità delle famiglie e dei singoli è il primo impegno che deve essere mantenuto - dice Boccia -. Quando non c’è interviene lo Stato con tutta la sua forza».
L’omogeneizzazione delle regole per tutte le Regioni attiene anche all’applicazione delle nuove disposizioni sulla mobilità in Lombardia e nelle 14 altre province oggetto del decreto del presidente del Consiglio. I controlli degli spostamenti e le autocertificazioni stanno entrando a regime, mentre l’esodo precipitoso dal Nord al Sud ha spinto i governatori meridionali a prendere provvedimenti autonomi per arginare le occasioni di contagio. Per tentare di andare tutti nella stessa direzione ogni giorno si terrà una videoconferenza alla Protezione civile con il commissario Borrelli, ministri e i governatori.
Fermare il virus ed evitare «danni permanenti all’economia» con un interventi «tempestivi e vigorosi». Se sarà necessario anche facendo ricorso a più deficit rispetto a quanto il governo ha chiesto con la risoluzione che il Parlamento deve votare mercoledì. Le prossime ore saranno cruciali, anche per valutare l’espandersi del contagio che oggi ha superato i 9mila casi e l’impatto economico dell’estensione delle misure restrittive a tutta l’Italia.
Per fare il punto il premier, Giuseppe Conte, riunisce i capidelegazione insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, mentre domani affronterà il nodo della gestione dell’emergenza anche con i capi di Stato Ue in teleconferenza.
Bruxelles valuterà le conseguenze «della quarantena», assicura il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis, mentre la presidente Ursula von der Leyen, spiega che già al prossimo Ecofin di metà mese saranno valutate tutte le leve della flessibilità e delle regole sugli aiuti di Stato per aiutare i Paesi a fronteggiare la crisi sanitaria.
Nel giorno più nero per i mercati, con lo spread che torna ai livelli della crisi di agosto (chiude a 227 punti), e in cui il contagio supera i 9mila casi, il ministero dell’Economia prova a lanciare un messaggio tranquillizzante, assicurando che ci si sta muovendo in tempi rapidi sia per contenere l’epidemia sia per tamponarne gli effetti sulle attività economiche, grazie ad «adeguate» misure di sostegno a famiglie, imprese e lavoratori.
Misure che dovrebbero arrivare già mercoledì, dopo che il Parlamento avrà votato, con numeri contingentati per ridurre il rischio contagio ma probabilmente all’unanimità, il via libera al finanziamento in deficit degli interventi. Nella relazione già inviata al Parlamento si chiede di portare il rapporto deficit-Pil dal 2,2% al 2,5% , per mettere in campo misure che varranno 7,5 miliardi (e 6,3 di indebitamento). Ma già si teme che le risorse possano non bastare e nelle file dell’esecutivo c’è chi definisce «inevitabile» il ricorso a maggior deficit. Il governo «farà tutto quello che servirà. Se serviranno cifre superiori, chiederemo al Parlamento scostamenti su cifre superiori» dice il viceministro all’Economia Antonio Misiani, spiegando che prima si faranno i conti dei fondi necessari per «ammortizzatori sociali, moratoria dei mutui, meccanismi di indennizzo per i settori maggiormente colpiti» poi «si va in Parlamento per costruire di conseguenza la manovra economica».
Tra le misure in cantiere, il viceministro Dem cita anche una «ampia moratoria» sui prestiti, che potrebbe tradursi in un rafforzamento del Fondo di Garanzia per le Pmi e in uno stop alle rate dei mutui prima casa per 18 mesi per le famiglie.
Tra le priorità, assicura il ministero del Lavoro, c’è quella di garantire forme di congedo straordinario alle famiglie che devono gestire i figli a casa da scuola, probabilmente ben oltre il 15 marzo. Il pacchetto con le tutele per i lavoratori, che comprende anche maggiori risorse per gli ammortizzatori sociali e la copertura di tutte le imprese che non possono ricorrere alla Cassa integrazione con la Cig in deroga, dovrebbe valere circa 2,5 miliardi. Per i congedi finora si sono ipotizzate tre fasce, con la garanzia del 100% della retribuzione per i redditi più bassi. Ma si lavora per tutelare anche gli autonomi, cui potrebbe anche essere estese la sospensione di tasse e contributi, e anche per garantire indennizzi a chi ha perso fette importanti di fatturato (si ipotizza almeno il 25%). E la coperta è corta, considerando che stanno lievitando anche le risorse da destinare alla sanità. Le misure approvate salvo intese all’ultimo consiglio dei ministri di venerdì notte, che dovevano viaggiare insieme alle norme urgenti per la giustizia, potrebbero invece confluire nel decreto economico anti-coronavirus.