In Italia trend discendente «Ma non è abbastanza» Le vittime sono 22.170
Segnali positivi ma non è ancora abbastanza. Anche oggi i dati confermano che la curva dell’andamento dell’epidemia di Covid-19 è in trend discendente, ma la discesa procede lenta e non bisogna abbassare la guardia.
Ciò che induce tuttavia ad un pur cautissimo ottimismo è che il calo si registra anche nelle regioni più colpite come la Lombardia, e questo è indubbiamente un dato particolarmente significativo.
Gli esperti, tuttavia, sottolineano come le misure di isolamento sociale rimangano, al momento, ancora fondamentali.
Le due settimane che ancora ci attendono di isolamento a casa fino al 4 maggio, affermano, dovrebbero portare un consolidamento in positivo nella diminuzione dei contagi.
Importante, ha sottolineato il commissario per l’emergenza coronavirus Angelo Borrelli alla conferenza stampa nella sede della Protezione civile, «è che sta proseguendo il calo dei ricoveri nelle terapie intensive», con i pazienti nei reparti scesi sotto i 3mila per la prima volta dal 20 marzo. Sono invece complessivamente 106.607 i malati di coronavirus, con un incremento di 1.189 rispetto a ieri, quando l’aumento era stato di 1.127. Il numero dei contagiati totali in Italia - compresi morti e guariti - è di 168.941. E si contano in totale 22.170 vittime, 525 più di ieri, mentre i guariti sono 40.164 (+2.072 rispetto a ieri).
Dunque, «siamo in un trend discendente, con le curve dei contagiati, dei ricoverati e dei deceduti che hanno uno sfalsamento temporale e che trovano evidenza anche nei dati giornalieri», ha rilevato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, sottolineando come nonostante i numeri alti il trend sia «discendente anche in Lombardia e Piemonte».
Da un punto di vista epidemiologico «i dati sono abbastanza positivi ed è indicativo che anche in Lombardia l’andamento sia in linea, mentre contagi in più si registrano in Piemonte e nel resto del territorio nazionale i numeri sono minori - commenta all’ANSA il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco -. Pertanto, deve ancora preoccupare la variabilità nel numero dei nuovi casi». La curva insomma, rileva, «sta scendendo, ma ancora molto lentamente. Per questo la cautela deve restare massima perchè - avverte - il rischio di nuovi focolai è ancora alto». In questo senso, secondo l’esperto, «fondamentali» saranno le due settimane di isolamento a casa che ancora ci attendono: «Questo ulteriore periodo di isolamento marcato - afferma - dovrebbe infatti portare ad un consolidamento più concreto del trend di discesa dei contagi, oltre che ad un abbassamento ancora ulteriore di uno dei parametri più importanti che è appunto quello dei ricoveri in Terapia intensiva».
Più critica è invece l’analisi dei numeri fatta dalla Fondazione Gimbe: il contagio da SarsCov2 «non è sotto controllo» e le misure di distanziamento sociale imposte dai decreti «hanno ridotto il sovraccarico degli ospedali e soprattutto delle terapie intensive, ma sul contenimento del contagio i risultati non sono affatto rassicuranti e invitano alla massima cautela». Il rischio di una «nuova impennata dei casi - afferma il presidente Nino Cartabellotta - è in agguato».
Bisogna essere consapevoli, avverte, che «siamo partiti in ritardo con le misure di distanziamento sociale, che il lockdown non è stato affatto totale e che l’aderenza della popolazione è stata buona, ma non eccellente, a giudicare dal numero delle sanzioni elevate nel corso dei controlli». Dunque, «nonostante il contagioso entusiasmo per l’avvio della fase 2 - avverte - serve la massima prudenza».