Ondate di covid, la Ue agli Stati «Sulle frontiere azioni coordinate e non quarantene unilaterali»
La seconda ondata di contagi da Coronavirus è già arrivata in molti Stati europei, dal Belgio alla Grecia, e mentre si cerca di salvare quel che resta del turismo estivo salgono i timori dei governi di ritrovarsi di nuovo con numeri non gestibili. Per questo, in ordine sparso, cominciano a ricomparire le misure di contenimento, dalle quarantene obbligatorie solo per alcuni al divieto di ingresso per altri. Il rischio però, avverte la Commissione europea in una lettera ai 27 governi, è di ritrovarsi presto con un’Unione frammentata e divisa di nuovo dalle frontiere, chiuse con decisioni autonome e non coordinate come accadde a fine febbraio.
Bruxelles ha finora monitorato la situazione delle seconde ondate nei 27 Paesi Ue senza intervenire. Da quando, a inizio giugno, i governi hanno deciso di riaprire le frontiere, i viaggi hanno ripreso e le quarantene sono state abolite. Ma sono bastati due mesi di libera circolazione tra Paesi che hanno standard diversi di protezione (basti pensare all’obbligo di mascherina, diverso da Stato a Stato) per far rialzare la curva dei contagi ovunque. Ben presto in Spagna si sono moltiplicati i focolai, tanto da spingere il Belgio e il Regno Unito a vietare i viaggi verso la Catalogna. Nel Belgio del Nord, vicino alla costa, c’è stata un’impennata di casi che ha portato la città di Anversa, la più colpita, a imporre un coprifuoco notturno per fermare le uscite serali. E la Germania, impaurita da quel focolaio non troppo lontano, ha vietato i viaggi nella regione.
A sua volta il Belgio ha emesso ‘bandì per chi va in alcune zone della Francia e della Svizzera, o in Finlandia, Lituania e Croazia. Anche i soggiorni in Romania e Bulgaria - che non sono area Schengen - sono compromessi: in molti, tra cui l’Italia, obbligano alla quarantena chi ritorna a casa dopo averli visitati. La Norvegia, che non è nell’Ue ma appartenente all’area di libera circolazione, ha sulla sua lista nera il Belgio e la Cechia, mentre la Danimarca ha aggiunto anche il Lussemburgo.
«Mentre occorre assicurare che la Ue sia pronta a una possibile risalita dei casi Covid, dobbiamo allo stesso tempo evitare una seconda ondata di azioni non coordinate alle frontiere interne», scrive la Commissione europea nella sua lettera ai 27. «Bisogna evitare di ristabilire restrizioni inefficaci e controlli ai confini interni», secondo Bruxelles.
La risposta deve essere data piuttosto attraverso «misure coordinate e proporzionate, informate da evidenze scientifiche».