Bonus Covid ai deputati: ora spunta il nome del cinquestelle Rizzone
Alla vigilia del "processo" alla Camera sui politici che hanno chiesto il bonus Covid, spunta anche l'ultimo nome che mancava all'appello dei furbetti sospettati di aver incassato dopo i due leghisti Eleba Murelli e Andrea Dara, sospesi dal partito. Si tratta del pentastellato Marco Rizzone deputato e membro della Commissione Attività produttive e di quella di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.
E se la Lega ha tagliato il filo coi suoi "imputati", sospendendo due deputati, bloccando la ricandidatura in Veneto dei consiglieri regionali e del vicepresidente della giunta finiti nella bufera e chiedendo, con Matteo Salvini, che "anche gli altri facciano altrettanto", la risposta dei 5 stelle non si è fatta aspettare.
"In relazione alla vicenda del bonus da 600 euro, destinato a partite IVA, lavoratori autonomi e professionisti - scrive in serata Vito Crimi - ho deferito il deputato Marco Rizzone al collegio dei probiviri chiedendone la sospensione immediata e massima severità nella sanzione". Completato il quadro di chi ha preso, tra i parlamentari, il bonus (mancano solo i due che lo hanno richiesto ma se lo sono visti rifiutare), ora la palla passa all' "udienza" di oggi in commissione Lavoro, a Montecitorio. Qui viene sentito oggi il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, chiamato a fare i nomi dei politici coinvolti nella vicenda bonus covid. Tridico si presenta come testimone, ma è anche un po' imputato.
Da giorni, dal centrodestra e da Italia Viva arrivano richieste per le sue dimissioni, sia per il modo con cui è uscita la notizia dei "furbetti", sia per la gestione dell'istituto. "Mi domando cosa aspetti a lasciare. Ha pagato i bonus ai parlamentari e non le cig", ha detto Salvini. Tridico sarà collegato in videoconferenza con l'ufficio di presidenza della commissione lavoro della Camera e con i capogruppo dei vari partiti. Ironia del caso, per la Lega, la "designata" sarebbe stata Elena Murelli che, però, insieme ad Andrea Dara è stata sospesa dal partito proprio per la vicenda bonus. Sarà quindi sostituita da Andrea Giaccone. Sulle modalità della seduta c'è stata un po' di polemica. Nel primo pomeriggio il deputato di Fdi Walter Rizzetto ha attaccato: "Si chiede trasparenza, ma poi la si nega. L'audizione non sarà trasmessa in streaming per non meglio precisati problemi tecnici".
Con la capogruppo a Montecitorio Mariastella Gelmini, Forza Italia si è associata, chiedendo l'intervento del presidente della Camera Roberto Fico. Il caso è stato chiuso qualche ora più tardi dalla presidente della commissione, la dem Debora Serracchiani: "La trasmissione via web tv avrà luogo e la trasparenza sarà assicurata", ha spiegato, e "non perché lo chiede un singolo parlamentare o gruppo", ma perché, come da regolamento, in giornata si sono detti d'accordo i tre quarti dei gruppi. La vigilia dell'audizione, intanto, ha visto cadere le prime teste, tutte di esponenti della Lega: "Non siamo a fare la teoria del complotto, due dei nostri hanno sbagliato e pagano", ha detto Salvini parlando dei deputati. Sul "caso Veneto", il governatore Luca Zaia è stato più solenne: "C'è una giustizia divina e ce n'è una umana", ha detto, annunciando che non si ricandideranno con la Lega il vicepresidente della giunta Gianluca Forcolin e i consiglieri regionali Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Anche se Salvini uno spiraglio lo ha lasciato aperto: "Mi dispiace per chi non verrà ricandidato, se ne riparlerà la prossima volta".
In ogni caso, "non è la fine del mondo - ha aggiunto - in Veneto vinceremo con almeno il 70% dei consensi". La vicenda bonus tocca più regioni. In Emilia Romagna, oggi il consigliere regionale della Lega Stefano Bargi è stato sospeso dal partito. Nel Lazio l'ex sindaco di Amatrice e ora consigliere regionale di Fdi, Sergio Pirozzi, ha fatto sapere di non aver beneficiato direttamente del bonus, ma che lo ha chiesto sua moglie "autonomamente per mandare avanti la piccola edicola che gestisce ad Amatrice. Non avrei potuto impedire che effettuasse una legittima richiesta per far sopravvivere la sua attività", ha spiegato Pirozzi. Leu chiede invece di allargare il campo: "L'Inps faccia anche i nomi di quegli imprenditori che hanno richiesto la cassa integrazione pur non avendo avuto calo di fatturato oppure hanno messo in cassa integrazione i lavoratori facendoli poi lavorare da casa in smart working".