A22, Fondo Ferrovia a rate La ministra De Micheli media
Spunta anche l'ipotesi di rateizzare il Fondo Ferrovia, del valore di 800 milioni di euro, che Autostrada del Brennero spa dovrebbe versare allo Stato. Tra ieri, oggi e al più domattina, si gioca al Senato, in Commissione bilancio, il futuro della nuova concessione di A22. Sono sul tavolo gli emendamenti all'articolo 94 del disegno di legge di conversione del Decreto Agosto, quello che sposta il termine per la firma della convenzione di concessione tra Stato ed enti territoriali soci di Autobrennero dal 30 settembre al 30 novembre 2020.
La novità è che la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati , e il presidente della Commissione bilancio, Daniele Pesco del Movimento 5 Stelle, hanno dichiarato inammissibile (per estraneità alla materia) proprio l'emendamento di maggiore peso, quello a firma dei senatori D'Arienzo e Ferrazzi del Pd e di Dieter Steger della Svp-Gruppo per le autonomie. Era l'emendamento, condiviso con la ministra dei trasporti e delle infrastrutture, Paola De Micheli , e con il governatore altoatesino Arno Kompatscher , che prevede la soluzione riscatto. La possibilità, cioè, per i soci pubblici di Autobrennero, di esercitare, con un voto in assemblea straordinaria, il diritto di riscatto delle azioni dei quattro soci privati. E di farlo ad un valore che non tenga conto del Fondo Ferrovia.
Non è chiaro perché sia stato dichiarato inammissibile tale emendamento e non gli altri. In questo contesto, è stata predisposta una riformulazione dell'emendamento che, oltre a ribadire la soluzione riscatto, prevede che il Fondo Ferrovia, anziché essere versato entro 30 giorni dalla data di firma della concessione, possa essere rateizzato mediamente versamenti allo Stato, «fino ad un massimo di dieci annualità». Gli importi sarebbero poi girati dal Mef (Ministero dell'economia e delle finanze) a Rfi (Rete ferroviaria italiana) per finanziare il rinnovo della infrastruttura ferroviaria del corridoio del Brennero, le infrastrutture connesse al nodo stazione di Verona, l'interporto di Trento, quello ferroviario di Isola della Scala-Verona e il porto fluviale di Valdaro-Mantova.
L'emendamento prevede inoltre che il versamento del valore della concessione, in totale 580 milioni (erano previsti 160 milioni per il 2018 e 70 per il 2019) venga effettuato nel 2024.
L'emendamento rivela la disponibilità della ministra Paola De Micheli che, nell'incontro della scorsa con il vertice di Autobrennero, ha colto le criticità evidenziate dall'amministratore delegato Diego Cattoni : il versamento immediato di oltre 1 miliardo di euro allo Stato metterebbe in ginocchio la società, azzerandone la liquidità, bloccando sul nascere la possibilità di realizzare gli investimenti attesi (terza corsia e realizzazione delle nuove tratte Cispadana e Campogalliano-Sassuolo, che stanno a cuore alla ministra emiliana).
Il nodo è tutto politico. Perché la ministra del Pd ha colto il fatto che la maggioranza dei soci pubblici di Autobrennero, compreso il socio Provincia di Trento, preferisce, in luogo del riscatto, che si presterebbe ad una valanga di ricorsi da parte dei soci privati che lo ritengono un "esproprio", sondare la via di una proroga decennale della concessione attuale, vincolata però alla realizzazione di almeno 2 miliardi di investimenti. La cabina di regia degli enti pubblici territoriali, venerdì scorso, ha sancito la spaccatura: Kompatscher (con il presidente della spa, Hartmann Reichhalter ), da una parte, Fugatti (con l'amministratore delegato Diego Cattoni ) e gli altri soci del sud, dall'altra. Ma due orientamenti sono emersi.
Uno di metodo: nelle trattative con Roma, Kompatscher non si presenterà più da solo, ma sempre affiancato da Fugatti. Uno di sostanza: alla ministra sarà chiesto, in un incontro ancora da fissare, di sondare seriamente a Bruxelles, anche attraverso il canale politico del Commissario europeo Paolo Gentiloni , la possibilità della proroga, che appare una via ardua da seguire: per quanto sarebbe condizionata alla realizzazione di investimenti, sostenuti dalla società senza apporto di risorse pubbliche, va considerato che la concessione è già in proroga da quasi sette anni. Solo se questa soluzione sarà in via definitiva (e formale) stoppata da Bruxelles, si tornerà alla soluzione riscatto, per la quale si tratta in queste ore nella maggioranza di governo, con la senatrice trentina Donatella Conzatti (Italia Viva) fortemente contraria.