Fugatti: con le chiusure regionali previste dal 21 dicembre, prima ci sarà il rischio di fuga verso il Trentino
Niente spostamenti in Alto Adige dal Trentino e viceversa dal 21 al 6 gennaio, ma allo stesso tempo anche dalle altre Regioni, anche se gialle. È uno dei punti del Dpcm nazionale applicato anche in Trentino che viene contestato dalla Provincia. Lo ha chiarito ieri in Consiglio provinciale, illustrando la situazione Covid ai consiglieri, il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. Che ieri ha anche firmato una nuova ordinanza, la numero 59, in cui si apre agli sport invernali individuali. E si recepiscono alcune indicazioni del Dpcm nazionale, a partire da quella sulle mascherine e il loro utilizzo.
Fugatti ha messo in evidenza come su alcuni aspetti il Dpcm del 3 dicembre non soddisfa le richieste della Provincia. Lo stop ai viaggi tra Regioni e Province autonome dal 21 dicembre, implica «il rischio di una fuga verso di noi e le zone turistiche di altre Regioni come ci fu il giorno precedente la chiusura delle regioni. Io auspic che questo precendente faccia riflettere su questo rischio. E che in vista di un nuovo monitoraggio tale divieto venga rivisto».
Nel Dpcm in merito agli spostamenti si legge che «dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 è vietato, nell'ambito del territorio nazionale, ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome» anche se «è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma e, nelle giornate del 25 e 26 dicembre 2020 e del 1°gennaio 2021, anche ubicate in altro comune, ai quali si applicano i predetti divieti». Per quanto riguarda i trentini che devono attraversare l'Alto Adige, il Veneto o la Lombardia per recarsi in altri Comuni trentini, la Provincia ha scritto nell'ordinanza 59 che lo possono fare, «a patto che non si fermino sul territorio attraversato».
Sul Dpcm, pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale e che prevede, tra le altre cose, novità sulla scuola e le piste da sci (riapertura il 7 gennaio) e per i trasporti (capienza al 50%), Fugatti spiega che manca un impegno sui ristori. «Il govenro non ha tenuto conto delle misure di ristoro per il settore ricettivo, gli impianti a fune e i servizi che perdono il 35% del fatturato della stagione invernale rimanendo chiusi fino al 6 gennaio compreso. Nel decreto legge non è stato inserito il tema dei ristori, ma credo che il governo lo farà in un ulteriore decreto» ha sottolineato Fugatti.
Che, come detto, ieri ha firmato l'ordinanza, la numero 59, in cui si scrive che «è consentito lo svolgimento degli sport invernali, purché in forma individuale e nel rispetto degli eventuali protocolli di settore». Insomma ok a fondo, ciaspole e sci alpinismo purché si evitino assembramenti e si rispettino le norme sanitarie.
Per quanto riguarda la mascherina: «sul territorio provinciale si applica quanto disposto dall'articolo 1, comma 1 del Dpcm 3 dicembre 2020, secondo cui è fatto obbligo di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all'aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anticontagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande, e con esclusione dei predetti obblighi».