L’intelligenza artificiale fra i pomari: così i contadini controllano il campo dal telefonino
Sensori sulle piante, trasmettitori a pila (che dura 5 anni), una app sviluppata da due giovani ricercatori di Dimaro: il futuro è la gestione totalmente automatica grazie agli algoritmi, ed è già a portata di mano
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FOTO Dal campo al laboratorio
DIMARO. L'intelligenza artificiale arriva in campagna, al servizio dell'agricoltura. Quello che sembrava un futuro lontano è già realtà in Val di Non, con applicazioni elettroniche e sensori da remoto.
A scendere in campo nel concreto è una ditta di Dimaro, la AB informatica, dove due giovani esperti (Fabio Bertolini e Danilo Agosti) da un anno e mezzo sperimentano soluzioni innovative. Per capirci: programmi che consentono ai contadini di tenere monitorati i campi da casa, con uno smartphone, ed ottimizzare così gli interventi.
Incontriamo Fabio Bertolini in un meleto di Rumo, in alta Val di Non, dove ci mostra i sensori: delle semplice scatolette con una piccola antenna, che non hanno bisogno di corrente elettrica perché lavorano a bassissimo consumo, e solo alimentati da una batteria che dura fino a 5 anni.
Il dispositivo, ad esempio, rileva la temperatura ambientale e la trasmette in bassa frequenza a un “nodo” (fino a 8 chilometri di distanza), che ritrasmette i dati via internet. All’agricoltore non resta che aprire la “app” sul telefonino per vedere le temperature orarie, ed anche i grafici delle 24 ore o dei giorni passati.
Il funzionamento è semplice ed intuitivo, i dati sono geolocalizzati e quindi anche il contadino che ha diversi appezzamenti, può vedere su una mappa in 3D i diversi sensori nelle diverse località, ed ogni punto ha i suoi grafici e i suoi dati. Un sistema che è stato molto utile nelle settimane scorse quando il rischio gelate era una minaccia per le coltivazioni dei ciliegi nella piana sotto Rumo: gli agricoltori hanno acceso i falò nei filari, ma al contrario del passato, hanno poi potuto tornare tranquillamente a casa propria per seguire le temperature sotto i teloni da remoto, ed intervenire solo in caso di emergenza.
Come è nata questa realizzazione? Bertolini e Agosti – che avevano un noto negozio di riparazioni elettroniche e telefonia – sono stati contattati proprio da coltivatori della zona, che hanno spiegato le loro esigenze. «All’inizio – dice Bertolini – abbiamo fatto delle prove, testando diversi materiali. Avevamo delle schede elettroniche molto grandi, e via via abbiamo individuato componenti sempre migliori. Oggi stiamo progettando nuovi sensori e trasmettitori, che saranno poco più grandi di un cellulare. Ma inseriti sempre in un guscio a prova di gelo, neve e pioggia».
Se i sensori della AB Informatica si stanno già diffondendo nei campi, le applicazioni future sono illimitate.
«Possiamo monitorare le temperature, ma anche l’umidità dell’aria o del terreno, ma anche altri parametri della pianta. A quel punto – spiega Bertolini – l’agricoltore potrebbe decidere da remoto quando intervenire, ottimizzando irrigazione e trattamenti».
Verrà un futuro nel quale i sensori potranno gestire autonomamente irrigazioni e trattamenti? «In realtà – ci spiega Bertolini - è già possibile oggi. Il problema sono i meccanismi degli impianti, che sono stati progettati magari 10 o 20 anni fa: il problema quindi è più meccanico che di gestione smart. Capita che una valvola si apra e poi non si richiuda al comando, e rischi di allagare il campo. Spesso le valvole sono programmate solo per apertura o chiusura temporizzata, ma non su comando remoto. Sono tutte cose che in un futuro prossimo si possono correggere, lasciando entrare l’intelligenza artificiale a pieno regime».
E’ costoso, chiediamo, installare questi sensori? «Certo c’è un costo per allestire il campo, ma teniamo presente che un solo trattamento di una piantagione può costare qualche migliaio di euro: avere un controllo totale sullo stato della campagna fa in breve risparmiare trattamenti inutili e soprattutto molti spostamenti: io credo che il costo di avviamento venga recuperato in breve tempo».
L’agricoltura del futuro è già qui. E promette grandi rivoluzioni.
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