I soldi dei «ristori» per comprare i carri raccolta delle mele: i dubbi di Manica, che chiede di sapere di più sulle «anomalie»
Un bando prorogato più volte finché di colpo – negli ultimi 9 giorni – arrivano 176 domande, e quasi tutte dalla Val di Non (anzi, da tre Comuni anauni). E non convince il consigliere il parere di legittimità ritardato fino a dopo l’approvazione della delibera
TRENTO. Le discutibili modalità con cui due milioni e 168 mila euro di denaro pubblico sono stati recentemente distribuiti dalla giunta provinciale per finanziare l'acquisto di carri raccolta per le mele, dovranno essere chiarite in sede politica.
Dopo l'inchiesta de l'Adige che ha sollevato il coperchio del pentolone e dopo una prima interrogazione al riguardo (rimasta senza risposta) presentata dal capogruppo provinciale del Pd, Alessio Manica, quest'ultimo torna all'attacco.
Lo fa con un'altra interrogazione, più circostanziata e ficcante della prima, predisposta dopo aver ricostruito l'iter amministrativo che ha portato allo stanziamento dei fondi regolamentandone le modalità di accesso.
Ciò che emerge è un modus operandi inedito per la Provincia, rispetto in particolare all'esplicita deroga ordinata dalla giunta al Servizio agricoltura dell'acquisizione preventiva dei pareri di staff. Un adempimento normalmente obbligatorio prima dello sblocco di qualsiasi genere di contributo pubblico, rimandato invece in questo caso ad avvenuta approvazione della delibera da parte della giunta.
Ma tante altre - alcune già emerse nell'articolo di stampa - sono le anomalie rilevate dall'istruttoria svolta da Manica, fra le quali la fortissima concentrazione territoriale (val di Non) della provenienza delle domande.
L'attenzione del consigliere si è concentrata in particolare sulle proroghe dei termini per la presentazione delle domande. E' infatti lì che qualcosa, rispetto al condivisibile impianto della delibera di partenza n.738 del 29/05/2020 che stanziava fondi nell'ambito della "Riparti Trentino" a favore di agriturismi e mondo agricolo, è andato via via mutando in forma sempre meno chiara. Con delibera del 24 luglio, la giunta proroga i termini per le domande dal 31 luglio al 30 settembre, alla luce del mancato esaurimento dei fondi stanziati (in totale 3 milioni) ma senza modificare i criteri previsti per l'accesso al contributo. Successivamente il 6 novembre, ben 35 giorni dopo la chiusura dei termini già prorogati una volta , essi vengono riaperti dal 7 al 16 novembre.
Ebbene, su 197 domande di contributo per i carri raccolta ben 154 (pari all'88%) risultano pervenute proprio in questi 9 giorni. Un'anomala ondata di richieste (sia in ordine alla tipologia del mezzo di cui si chiedeva il finanziamento, sia rispetto al numero) che spinge la giunta provinciale in data 22 dicembre (oltre 30 giorni dopo la chiusura dei termini) a produrre una delibera ad hoc per precisare i criteri di accesso al contributo ed inserire esplicitamente i carri raccolta fra i beni finanziabili in caso di acquisto e noleggio in quanto in grado «di assicurare un maggiore distanziamento fra gli addetti e concorrere al contenimento della diffusione del Covid 19».
E' in questa delibera che viene sottolineato anche come «alla luce della particolare situazione di emergenza e dei tempi stretti per la chiusura dei procedimenti, si prescinde dall'acquisizione preventiva dei pareri di staff» previsti con delibera di giunta numero 6 del 2016.
Rispetto alla provenienza delle 197 domande, l'indagine di Manica ha evidenziato come ben 173 siano "targate" Val di Non (e di queste 76 dai soli Comuni di Ville d'Anaunia, Predaia e Campodenno) il che significa che fuori da questo ambito territoriale risultano solo 24 domande nonostante la coltivazione del melo abbia ampia diffusione anche in Valle dell'Adige, Vallagarina, Valsugana, Valle di Cembra e Basso Sarca.
In conclusione, il consigliere Manica pone alla giunta una decina di quesiti. E tra questi: quale sia la norma di legge che permette l'acquisizione dei pareri di staff ex post; la motivazione giuridica per l'assenza in delibera dell'indicazione dei termini per i ricorsi avverso la stessa; le conseguenze giuridiche di tale mancanza sulla validità dell'atto e in quale data, forma e modalità sia avvenuta la richiesta di un'organizzazione sindacale riportata dalla stampa relativamente all'inserimento dei carri raccolta tra le spese ammissibili.