Il leghista Paoli fa saltare la staffetta alla Presidenza della Regione: rimproveri alla collega per una maglietta rosa, «non siamo a un pigiama party», e scoppia la bufera
Tutto era pronto, anche il set per la fotografia di rito fra Fugatti e Kompatscher, ma la seduta di ieri è andata storta, fra richiami da malga e insulti alle consigliere donne in puro «stile Savoi», le minoranze lasciano l’aula e va tutto a monte
TRENTO. Era tutto pronto per la foto con scenografia: Maurizio Fugatti che stringe la mano di Arno Kompatscher, a suggellare la «staffetta» alla presidenza della Regione Autonoma Trentino – Alto Adige Sudtirol. Una staffetta già slittata una volta per risolvere il «caso Savoi»: un consigliere che dà delle «troie» a due colleghe non poteva essere digerito nell’Ufficio di presidenza. E ieri la staffetta faticosamente ricucita e rattoppata è saltata di nuovo per un altro leghista (Denis Paoli), ma non solo.
La scintilla è scaturita proprio dal presidente trentino: Fugatti, innervosito perché due usceri stavano parlando fra di loro ad alta voce, è sbottato con un «Ohhhh! scusa». Non un «ohhhh» di sorpresa, ma piuttosto un richiamo simile a quello del malgaro verso la mandria (senza offesa per i malgari).
I lavori del Consiglio regionale stavano trattando proprio il punto riguardante le dimissioni del presidente e dei vicepresidenti della Regione. Era toccato al consigliere Josef Noggler comunicare formalmente le dimissioni del presidente Arno Kompatscher e dei vicepresidenti Maurizio Fugatti e Waltraud Deeg,per poi passare alla votazione a scrutinio segreto per la relativa accettazione: approvata con 45 sì, 2 no e 8 schede bianche.
E qui la scintilla ha provocato l’esplosione. E’ stata la consigliera Myriam Atz Tammerle (dei Süd-Tiroler Freiheit) a parlare del candidato Fugatti, dicendo che un uomo che richiama altre persone con un richiamo come «ohhhh» non era degno di un futuro presidente. Testualmente: «Si possono usare le parole più belle, ma rivolgersi a un’altra persona richiamandola con un “Oh!”, e questo nella prima uscita pubblica, annulla tutto, e impone di chiedersi se questa è la persona che avrebbe dovuto rappresentare la nostra Regione all’esterno».
Il disagio portato a galla da Myriam Atz Tammerle è l’onda lunga del caso Savoi: sono state proprio le consigliere donna sudtirolesi le più ferme nel chiedere la testa del leghista mesi fa. E adesso dimostrano di non voler cedere di un millimetro sulla questione della dignità delle persone.
La risposta dei consiglieri leghisti è stata però fuori dalle righe. In particolare quella del consigliere leghista trentino Denis Paoli che si è detto allibito dell'intervento della consigliera, ma poi è andato ben oltre. Se Myriam Atz Tammerle indossava una maglietta rosa (ed anche questo ha il suo significato), Paoli le ha ricordato come ci si deve vestire (un classico, l’uomo che deve dire alla donna come abbigliarsi, come nella terra degli ayatollah): «Se dobbiamo parlare di forma e serietà in quest'aula – ha tuonato Paoli - io ho profondo rispetto per il genere femminile, per qualsiasi tipo di persona, dalla pelle al colore di qualsiasi cosa, al pensiero politico. Ma le dico una cosa che ho pensato fin dall'inizio: qui non facciamo un pigiama party, quindi anche lei si vesta in maniera un po' più seria per questo Consiglio regionale. Il pigiama party lo faccia a casa sua».
Bufera: con Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit), che ha rivelato anche i retroscena, quando poco prima Atz Tammerle si era sentita dire «non dire cazzate» e la collega Foppa «non rompere le palle». Da qui la decisione sua e della collega Atz Tammerle di abbandonare l’aula, «augurando alla Svp, con questi partner di governo, molta felicità».
Sdegno anche dalla consigliera Sara Ferrari del Partito Democratico che ha chiesto al presidente Noggler di approfittare dell’inizio di legislatura per «richiamare personalmente, e immediatamente, ogni componente del Consiglio che si fosse reso autore di attacchi personali» e da Brigitte Foppa dei Verdi che ha chiesto pubblicamente a Paoli di scusarsi.
Si è reso conto della solenne cappellata il leghista Denis Paoli ha cercato (inutilmente) di spegnere l’incendio che aveva appiccato. «Non volevo offendere nessuno – ha detto – men che meno il genere femminile, Avrei potuto dire la stessa cosa sulle cravatte degli uomini». Ma ovviamente sulle cravatte degli uomini nessuno ha mai niente da dire…
Immediato intervento da capo dei pompieri anche di Fugatti, che ha provato a spiegare che il suo «Ohhhh» era una esclamazione di sorpresa.
A quel punto con gli animi surriscaldati, Maria Elisabeth Rieder del Team K ha chiesto una breve interruzione per una riunione delle minoranze: al rientro in aula, la misura era colma, e le minoranze hanno abbandonato l’aula, facendo mancare il numero legale per l’elezione. Niente staffetta, niente foto con stretta di mano, niente comunicato stampa, niente interviste per la tv e Facebook.
I rimanenti consiglieri, rimasti in aula, hanno votato lo stesso come se niente fosse successo: il presidente Josef Noggler ha spiegato che in ogni caso la votazione non era valida perché non vi avevano partecipato i due terzi dei componenti dell’aula, e si sarebbe dovuta ripetere.
Prossimo round: il 7 luglio. E vedremo se la diplomazia leghista riuscirà a spegnere anche le braci che continuano a covare sotto la cenere.