Pd e Forum per la pace: "Corridoi umanitari e accoglienza anche in Trentino per i profughi afghani"
Molti ora rischiano il carcere o la morte, con il ritorno dei sanguinosi talebani: perciò si chiede che la Provincia si attivi affinché si replichi il modello attuato alcuni anni fa per fornire protezione ai cittadini siriani in fuga dall'orrore della guerra
LA FUGA Kabul, il tentativo disperato di aggrapparsi all'aereo che decolla
VIDEO L'assalto della folla terrorizzata all'aereo in decollo
L'APPELLO "Il Trentino accolga i profughi, la responsabilità è anche italiana"
TRENTO. Si intensificano via via, anche in Trentino, le richiesti di apertura di corridoi umanitarti e di procedure sicure di protezione e accoglienza per i profughi afghani, rimasti in balìa dei talebani, ritornati dopo il ritiro occidentale, a vent'anni dalla guerra lanciata da Usa e alleati dopo l'attentato alle Torri Gemelli di New York.
Per molti cittadini afghani la restaurazione del regime fondamentalista islamico, significa rischiare "vendette" sanguinose, il carcere o la vita stessa, malgrado le scarsamente credibili promesse di "moderazione" fatte in queste ore dai talebani.
Di fronte a questo dramma, il Forum trentino per la pace e i diritti umani chiede alle istituzioni provinciali di "attivare le reti territoriali e nazionali allo scopo di predisporre corridoi umanitari direttamente con il Trentino, terra di accoglienza, per coloro i/le quali rischiano la propria vita rimanendo in Afghanistan, con particolari tutele e garanzie per le donne afgane e le loro famiglie".
L'attesa degli afghani fuori dall'aeroporto di Kabul per fuggire dal Paese
Il Forum chiede anche di facilitare l'individuazione e sostenere le realtà che sul territorio della Provincia e dei Comuni trentini si renderanno luoghi di accoglienza per le persone in fuga dall'Afghanistan e di farsi portavoce con il Governo "affinché vengano attivate iniziative simili sul territorio nazionale e per riattivare iniziative simili nei confronti delle persone lungo le principali rotte migratorie".
Anche il Pd del Trentino scende in campo e con una mozione in consiglio provinciale chiede che la giunta si impegni "a promuovere e sostenere urgentemente l’apertura di un corridoio umanitario con l’Afghanistan, attraverso le collaborazioni già in atto o ulteriori, al fine di dare asilo in modalità controllata e protetta prioritariamente a donne e bambini in fuga da quel Paese, destinando a tal scopo gli stanziamenti del capitolo emergenze umanitarie del bilancio provinciale".
Inoltre, i democratici chiedono che l'esecutivo provinciale si impegni "a sostenere le iniziative che le associazioni di cooperazione internazionale trentine potranno attivare sul campo afghano quando sarà possibile, nonché le azioni che gli enti di accoglienza e i Comuni trentini potranno intraprendere al fine dell’inclusione sul territorio delle persone coinvolte nel corridoio".
Nel documento, il Pd riassume così il quadro attuale in Afghanistan: "La ritirata della maggior parte delle truppe americane ed internazionali dal territorio afgano dopo più di vent’anni sta lasciando il paese nel caos e la strada aperta libera alla ripresa del potere da parte del regime dei talebani.
La presa di Kabul, avvenuta nei giorni scorsi, rappresenta la definitiva conquista del controllo del territorio da parte dei talebani e il primo passo per la rinascita di un emirato fondamentalista musulmano. Attraverso la stampa straniera - che però sta lasciando il paese – e i social, giungono fino a noi notizie drammatiche di violenze nei confronti della popolazione, di uccisioni sommarie di attivisti, di rastrellamenti delle bambine per darle in spose ai combattenti, di rappresaglie e vendette verso chiunque, soprattutto donne, in questi anni ha collaborato con le forze occidentali e ha operato per la costituzione di un Paese diverso, moderato, democratico, libero.
Assistiamo attoniti a quello che sta succedendo, con il tentativo di fuga di migliaia di persone dal Paese per scappare alla repressione e alla morte.
Vediamo immagini di assalto all’aeroporto della capitale per fuggire ai massacri, con il personale aeroportuale che scappa a sua volta; persone che tentano una fuga disperata appesi alle ruote degli aerei in partenza da Kabul e che precipitano pochi secondi dopo sulla pista di rullaggio.
Anche il Governo italiano, a testimoniare la gravità della situazione, ha nei giorni scorsi organizzato un ponte aereo allo scopo di far uscire dall’Afghanistan tutti i diplomatici e più in generale tutti i nostri connazionali presenti sul territorio.
Nelle prossime settimane sarà difficile se non impossibile garantire l’uscita dal Paese da parte degli stranieri.
Se agli stranieri sembra essere garantita almeno per ora l’uscita dal Paese, stessa cosa non si Può dire per i molte/i cittadine/i afghani che in questi lunghi anni hanno collaborato con le forze occidentali e con gli attori della cooperazione, o anche solo immaginato un futuro diverso per il proprio Paese, e che per questo ora rischiano la rappresaglia da parte dei talebani.
Proprio per questo motivo si stanno susseguendo in queste ore numerosi appelli internazionali ai Governi di tutto il Mondo per aprire corridoi umanitari per queste persone in fuga e un intervento chiaro di sostegno attraverso l’apertura di canali di accesso protetti dalle norme internazionali, dando la priorità a donne e bambini.
Anche l’Italia si sta muovendo in questa direzione e anche il Trentino può fare la sua parte.
La Provincia autonoma di Trento ha maturato negli ultimi anni una significativa esperienza in materia di corridoi umanitari, grazie all’iniziativa avviata in favore dei profughi siriani in Libano con un accordo con Fondazione Sant’Egidio, Diocesi di Trento e Chiesa valdese.
Un’esperienza questa che ha fatto scuola in Italia, mostrando come anche le Regioni possano salvare dalla guerra e dalla repressione soggetti fragili, aiutandoli in maniera controllata a lasciare il Paese e trovare ospitalità e protezione internazionale.
L’esperienza del corridoio umanitario si è rivelata positiva e ha messo in luce la grande capacità organizzativa del Trentino nel gestire situazioni complesse e collaborare alla tutela delle persone e dei loro diritti anche nell’ambito di gravi crisi internazionali
Oggi abbiamo la possibilità e il dovere morale di non assistere inermi a quello che sta accadendo alla popolazione afghana, e possiamo fare tesoro dell’esperienza maturata con il corridoio umanitario siriano attivandoci per aprire urgentemente un nuovo corridoio umanitario destinato prioritariamente a donne e bambini in fuga dall’Afghanistan.