Il vescovo Tisi: «Apriamo le porte ai profughi afghani, lo dice il Vangelo, ma deve dircelo anche il nostro DNA»
La nota della Diocesi: «È il minimo che possiamo fare, anche per compensare le gravi responsabilità dell’Occidente nella gestione della crisi afghana, come già ho avuto modo di denunciare»
TRENTO. La Diocesi di Trento apre le porte ai profughi in fuga da Kabul. «L’accoglienza dei profughi afghani è un’emergenza umanitaria alla quale la Diocesi di Trento è pronta ad offrire risposta, per tutto quanto le sarà possibile, d’intesa con le autorità competenti. È il minimo che possiamo fare, anche per compensare le gravi responsabilità dell’Occidente nella gestione della crisi afghana, come già ho avuto modo di denunciare». Così l’arcivescovo Lauro in merito all’eventualità di accogliere profughi afghani in strutture diocesane.
«Ci impegniamo - aggiunge monsignor Tisi - a dare ospitalità, come accaduto con chi era in fuga dalla Siria, a quanti arriveranno attraverso i corridoi umanitari, ma vorremmo anche richiamare l’attenzione su chi cercherà una via di salvezza attraverso altre strade, come la martoriata rotta balcanica, dimenticata dai media e sulla quale la nostra Diocesi e altre realtà associative trentine da settimane richiamano l’attenzione con la campagna “Cambiamo rotta!”».
«La porta di chi ha la fortuna involontaria di vivere in libertà e democrazia - conclude l’Arcivescovo - non può che essere aperta a chi non gode della stessa sorte: lo chiede sì il Vangelo, ma è scritto - se solo lo vogliamo riconoscere - nel DNA stesso di ogni essere umano».