Blitz dei «no-pass» nella piazza del Mart: in testa il sindacalista Usb, oggi ritrovo all’area no-Tav
Una trentina di manifestanti ha «occupato» simbolicamente lo spazio (ma il museo era chiuso): fra chi rifiuta la vaccinazione e chi invece contesta solo l’obbligo di certificazione verde
ROVERETO. Hanno occupato metaforicamente la piazza del Mart, senza creare problemi (il museo di corso Bettini è chiuso il lunedì), e hanno contestato l'introduzione del green pass da parte del governo. I no vax - un gruppo eterogeneo che unisce i contrari al vaccino Covid e quelli che invece contestano solo la certificazione verde - continua a protestare contro le decisioni, a suo dire «illegali», che impongono sieri e certificati ledendo la libertà personale.
E se fino ad oggi le rimostranze si sono limitate a cortei nel capoluogo o, come ieri, a incontri davanti a luoghi simbolo della cultura, il collettivo autogestito e senza vertici si sta preparando per un settembre «caldo».
Per carità, nessun assalto alla diligenza o violenza di qualsivoglia genere ma manifestazioni decise e chiare per chiedere il rispetto dei propri diritti. Se poi si decidesse, per esempio, di bloccare gli accessi agli istituti scolastici è una scelta che sarà collettiva. Proprio per organizzare e mettere in calendario le contestazioni gli oppositori a Pfizer, Moderna, Astrazeneca o chi per essi si sono dati appuntamento mercoledì, a partire della cinque del pomeriggio, nell'area No Tav tra Besenello e l'Acquaviva. Lì faranno il punto della situazione e vareranno il "piano d'attacco".
Perché l'intenzione è far sentire forte il proprio dissenso e non restare rinchiusi dentro un recinto di pochi intimi che la pensa allo stesso modo. D'altro canto, all'incontro di ieri mattina erano stati invitati anche i favorevoli al vaccino per provare a imbastire un faccia a faccia con pro e contro. Ma i possessori di green pass hanno declinato l'invito.
Gli annunci lanciati dal microfono in piazza Umberto Savoia pittore (sotto il cupolone del Mart, appunto) sono espliciti: «Dobbiamo perturbare l'inizio dell'anno scolastico con iniziative davanti alle scuole». Già, perché una delle note per loro dolenti è l'obbligo per gli insegnanti di essere vaccinati per poter dare lezione. «Il green pass è un'aberrazione culturale», è stato detto. E, proprio per questo, si è scelto di dibattere nel sito più prestigioso in termini di cultura. Il sindacalista dell'Usb Ezio Casagranda ha puntato forte l'accento su questo aspetto: «Chiedo ai direttori di Mart e biblioteca civica, ben pagati, di venire qui a dire la loro, a spiegarci perché ci si può ubriacare liberamente al bancone di un bar mentre per entrare in un museo o in una sala di lettura bisogna mostrare il green pass!».
La trentina di presenti - di ogni età ed estrazione sociale - ha raccontato motivi diversi sia per il no al vaccino che per l'obbligo di lasciapassare ma tutti, indistintamente dalla provenienza, concordano sulla necessità di organizzare proteste di richiamo al primo suono della campanella. E se l'obiettivo primario resta quello, si sta ragionando anche di iniziative «forti» nei luoghi di lavoro dove è richiesto il lasciapassare.
Sono soprattutto i dipendenti no-vax e no-pass a lamentarsi della cancellazione di un diritto fondamentale come quello di lavorare in nome di una sorta di passaporto biologico. «Non potete toglierci il posto solo perché non ci fidiamo di un vaccino ancora sperimentale».