Solidarietà / La storia

Com’è andato a finire il giro del Trentino in Ape, motocarro e bici? Dopo 30 ore e 450 chilometri ne è arrivato solo uno dei tre

La sfida «33 T’ape en Trentin» partita domenica sera da Vigo Meano si è conclusa: fra bande in festa, carovane di bambini e famiglie, acquazzoni a duemila metri. Ma con allegria e a fin di bene

di Gigi Zoppello

TRENTO. Ve la ricordate la sfida «33 T’ape en Trentin»? Un raid su e giù per passi e valli, con partenza domenica sera da Vigo Meano (dove tutto è stato ideato), e arrivo previsto a mezzanotte di lunedì 23 agosto dopo 33 tappe e 33 ore attraverso tutto il Trentino. Ma com’è finita la iniziativa benefica di un gruppo di (ex) giovani riuniti dalla sigla A.M.&A.S. (che significa «a modo & a specchio», come gli occhiali)? Bene, e possiamo dire che l’uomo ha battuto le macchine. Anzi, le ha stracciate.

L’uomo è Alan Corradi, che questa sfida l’ha accettata pedalando su una bici da corsa. Quasi un giorno e mezzo (alla fine, è arrivato al «traguardo» dopo 30 ore invece di 33), dormendo in tutto più o meno un quarto d’ora e macinando salite come un diesel per 450 chilometri.

Perché lui ce l’ha fatta, mentre l’Ape 125 di Patrizio Tapparelli si è fusa a Borgo Valsugana dopo 200 chilometri, e il motocarro Guzzi di Miriam Lancerin era previsto che facesse solo una parte del giro.

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«Alan Corradi è stato sovrumano – commenta il reporter e supporter tecnico Christian Merci – e io veramente penso che non ci sia nessun campione mondiale in grado di sfidarlo in una cosa del genere: è andato avanti nutrendosi in sella, nella notte, sotto il sole e sotto l’acqua che abbiamo preso a passo Campo Carlomagno. Di solito cantava mentre pedalava; nella salita di Serrada, da Rovereto a Folgaria, Patrizio veniva su con l’Ape ai 15 allora, e lui dietro in bici ai 13. Una cosa mostruosa!»

Alla fine però quel che conta è lo spirito: era un viaggio per il Trentino all'insegna della mobilità del passato e di quella futura, per abbracciare tutte le comunità locali e con finalità benefiche. L'iniziativa «33 t'ape en Trentin: tonda semiseria in 33 ore tirade» serviva a per portare un messaggio di speranza e di serenità, ma anche per raccogliere fondi a favore di Sos Villaggio del fanciullo di Trento, ente impegnato nella cura di minori in condizioni di disagio sociale e famigliare. «Dobbiamo ringraziare i nostri sponsor, tutti i loro contributi vanno al Villaggio Sos, noi non prendiamo nulla. E vorremmo ringraziare i tantissimi che ci hanno atteso e fatto compagnia in tutte le valli, offrendoci merende e brindisi che solo il ciclista Alan ha giustamente evitato, mentre noialtri abbiamo davvero esagerato… Però – spiega Merci – la cosa bella è stata l’accoglienza: bambini, famiglie, anziani, gruppi sportivi, in tanti ci hanno seguito in bici, con trattori, moto, auto, è stata una vera carovana e molti ci telefonavano chiedendo le coordinate bancarie per fare una donazione».

Alla fine ben 450 chilometri, e oltre 12 mila metri di dislivello. «Abbiamo preso il caldo, l’umido, l’acqua, ma abbiamo anche visto un grande affetto. Alla partenza c’era la banda di Vigno Cortesano a suonare per noi; a Verla di Giovo la Banda Piccola Primavera, con l’Amministrazione comunale pronta a riceverci. All’arrivo gli amici dell’Associazione Giovani Agricoltori di Meano con una sfilata di trattori d’epoca. E’ nata anche una piccola grande amicizia, siamo soddisfatti e ringraziamo tutti» conclude Merci.

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