Le due cugine ventenni morte nel tamponamento: il Suv che ha travolto la loro auto viaggiava a 180 all'ora
Diffusi i contenuti della relazione del perito incaricato dalla Procura di accertare dinamica e responsabilità dell'incidente, avvenuto sull'autostrada A28 nel gennaio scorso: un imprenditore 61enne accusato di omicidio stradale
PORDENONE. "La causa tecnica determinante e unica del sinistro è il tamponamento da parte del veicolo dell'indagato, mentre procedeva a una velocità di circa 180 chilometri all'ora, ai danni dell'utilitaria delle vittime, che lo precedeva nella prima corsia di marcia, mantenendo una velocità di circa 90 chilometri all'ora".
È quanto si legge, nella relazione del perito della procura della Repubblica di Pordenone, in relazione all'incidente del Suv avvenuto, a fine gennaio, lungo l'autostrada A28, ad Azzano Decimo, in cui persero la vita due cugine venete di 20 e 26 anni.
Nel tamponamento rimasero gravemente ferite anche le due figlie piccolissime di una delle vittime.
Per la vicenda è stato arrestato e posto ai domiciliari, con braccialetto elettronico, un imprenditore di origine bulgara di 61 anni, che dopo l'incidente era fuggito a piedi ed era stato rintracciato alcune ore dopo nella propria abitazione.
L'uomo aveva già riportato tre condanne definitive, di cui una per guida in stato di ebbrezza: lo aveva reso noto nel febbraio scorso il procuratore di Pordenone, Raffaele Tito, precisando che l'uomo "in caso di condanna non potrà in nessun caso beneficiare della sospensione condizionale della pena".
L'imprenditore deve rispondere dell'accusa di omicidio stradale.
"Gli agenti intervenuti - si legge ancora nella perizia - hanno sottoposto il conducente dell'auto che ha tamponato ad accertamenti riscontrando uno stato di alterazione psicofisica in seguito all'assunzione di sostanze alcoliche. Uno stato di alterazione che potrebbe aver contribuito al mancato-tardato apprezzamento da parte del conducente del differenziale di velocità esistente con l'auto che lo precedeva".