A Roma in centomila per la pace: l'Italia si attivi per il cessate il fuoco e una soluzione diplomatica in Ucraina
In apertura del corteo lo striscione Europe for Peace portato da scout e da giovani della Comunità di Sant'Egidio. Presente anche una delegazione di 150 trentini
ROMA. Sono circa centomila i partecipanti alla manifestazione per la pace di oggi, 5 novembre, a Roma. Il corteo è partito da piazza della Repubblica e ha raggiunto piazza San Giovanni.
In apertura lo striscione Europe for Peace portato da scout e da giovani della Comunità di Sant'Egidio a seguire i rappresentanti delle organizzazioni promotrici e rappresentanti delle istituzioni (sindaci, gonfaloni, presidenti regioni e province).
C'era anche una delegazione di 150 pacifisti partiti da Trento, come ricorda in una la Cgil provinciale.
Il corteo si è snodato attraverso via Terme di Diocleziano, via Cavour, piazza Esquilino, via Merulana per poi arrivare, dopo avere attraversato via Manzoni, in piazza di Porta di San Giovanni.
Moltissime le bandiere arcobaleno e gli striscioni. Davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli ne è stato esposto uno con la parola "Pace" declinata dieci lingue. Il corteo Europe for Peace raggiungerà piazza San Giovanni.
"Siamo più di centomila" è la cifra comunicata dagli organizzatori della manifestazione capitolina. L'evento si è concluso sulle note di Bella Ciao.
"Questa piazza chiede un ruolo diplomatico più attivo dell'Italia. È una domanda diffusa di pace ampiamente radicata in vasti strati della popolazione. Serve una risposta del governo diversa da quella che il ministro della Difesa ha dato in questi giorni, che non ha mostrato alcuna capacità di ascolto. Ed anche un ruolo definito del Parlamento insediato poche settimane fa. Ad esempio è impensabile che si decida un sesto invio senza passare per le Camere", ha dichiarato Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Articolo Uno.
Tra i leader politici, in piazza il presidente del M5s Giuseppe Conte, che manda un avvertimento al governo: "A Crosetto dico che visto che è stata votata una risoluzione in Parlamento, non si azzardi a decidere un nuovo invio armi senza un confronto in Parlamento".
In giornata arriva la replica di Crosetto: "Giuseppe Conte dice che 'non mi devo azzardare' a un nuovo invio di armi senza passare dal Parlamento. Conte può stare sereno, il ministero, non il ministro (che non dispone delle istituzioni né delle organizzazioni, ma le rappresenta e le serve) seguirà le leggi come ha sempre fatto dalla sua istituzione in età repubblicana".
Sul tema interviene anche il segretario del Pd Enrico Letta: "Sul nuovo decreto per l'invio delle armi all'Ucraina "quando il governo presenterà una proposta la vaglieremo. Abbiamo sempre detto che lavoreremo in continuità con quello chi si è fatto e in linea con le alleanze europee e internazionali di cui facciamo parte". "Siamo a nostro agio in una piazza che chiede pace - aggiunge Letta - e per noi pace vuol dire la fine dell'invasione russa. Questo è il punto centrale, la fine dell'invasione della Russia".
Nel corso della manifestazione alcuni partecipanti hanno contestato il segretario dem: "Guerrafondaio, filo americano, vai a casa".
Alla manifestazione romana anche l'esponente di Italia Viva Roberto Giachetti: "Non lascio la pace in mano a Conte e ai 'pacifisti' equidistanti. Due settimane fa sono andato a portare solidarietà all' ambasciata ucraina, poi sono andato alla manifestazione a favore dell'Ucraina sotto ambasciata russa e per questo oggi sono alla manifestazione avendo così chiarito che per me c'è un invasore, la Russia e delle vittime, gli ucraini. E che non c'è pace senza il ritiro dei russi".
Presente il segretario della Cgil Maurizio Landini: "Noi siamo contro chi ha voluto la guerra, cioè Putin. In sostegno del popolo ucraino. Non possiamo però rassegnarci alla guerra, perché il rischio di un conflitto nucleare è concreto".
"Liberi insieme dalla guerra! Caro amico, sono contento che ti metti in marcia per la pace, qualsiasi sia la tua età e la condizione permettimi di dare del tu": così inizia la lettera scritta dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi letta a piazza San Giovanni durante la manifestazione per la pace.
"Ti do del tu perché da fratelli siamo spaventati da un mondo violento e guerriero e per questo non possiamo rimanere fermi. Quanti muoiono drammaticamente a causa della guerra. I morti non sono statistiche ma persone. Non c'è tempo da perdere perché tempo significa altre morti", ha detto.
"Noi vogliamo dire che pace è indispensabile, perché è come l'aria e in questi mesi ne manca tanta. Le morti sono già troppe per non capire e se continua non sarà sempre peggio? Chi lotta per la pace è un realista, anzi un vero realista, perché sa che non c'è futuro se non insieme", ha proseguito e ha concluso affermando: "Papa Francesco con grande insistenza ha chiesto di fermare la guerra, noi chiediamo al presidente della federazione russa di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza. E chiediamo al presidente dell'Ucraina che sia aperto a serie proposte di pace".