Omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio, ergastolo per i sei accusati
Il tribunale congolese ha emesso la sentenza (appellabile) verso gli assassini del 43enne Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo. L’accusa aveva chiesto la pena di morte ma l’Italia, parte civile, aveva chiesto una giusta pena detentiva
ACCUSA Chiesta la pena di morte per i sei accusati dell'omicidio di Attanasio
UDIENZA Il primo marzo udienza conclusiva a Kinshasa
ROMA. Le sei persone accusate dell'omicidio dell'ambasciatore d'Italia in Congo Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo sono state condannate all'ergastolo da un tribunale congolese. La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte per i sei. Alla sbarra c'erano cinque imputati mentre un sesto, il capobanda, è latitante.
La pubblica accusa aveva chiesto la pena di morte anche se da 20 anni nella Rdc vige una moratoria di fatto che vede commutare le sentenze capitali in ergastolo. La difesa aveva chiesto invece un'assoluzione per non aver commesso il fatto o almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati. Questi, arrestati nel gennaio dell'anno scorso, dopo iniziali ammissioni si erano poi dichiarati innocenti sostenendo di essere stati spinti a confessare con la violenza, circostanza negata dall'accusa. L'Italia, quale parte civile e Paese fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva.
La sentenza è appellabile. Il 43enne Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l'autista Milambo erano stati feriti a morte da colpi di arma da fuoco in un'imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui viaggiava nella provincia di Kivu Nord, area ad alto rischio da tre decenni per la presenza di decine di milizie. Processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, i sei congolesi durante le udienze erano stati descritti dall'accusa come componenti di una "banda criminale" dedita alle rapine di strada e che voleva rapire l'ambasciatore a scopo di riscatto ma che poi l'aveva ucciso assieme ai due suoi collaboratori.