Piantate alberi, in attesa dei figli

di Paolo Ghezzi - NO

Sonostrani, gli italiani e le italiane al governo. Invece di incoraggiare iloro connazionali a fare più figli, favorendo fiscalmente le famiglie ecambiando le città a misura di bambino, vogliono mettere un limite aifigli degli altri, di quelli che li fanno ancora, che non hanno persoil gusto di seminare il mondo e di arrotondare pance: non più di tre sudieci, in ogni classe.
Invece di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, invece di provare adessere più prolifici e meno pessimisti, si fortifica la trincea, sieleva la barriera. Siamo una maggioranza decrescente, siamo unamaggioranza sempre più vecchia, ma, accidenti a loro, siamo benrecintati, la minoranza colorata non riesce ancora a scavalcarci icancelli.
Rari sono ormai i gesti della pazienza positiva e dell’attesa fiduciosa.
Traquesti, ripetuto migliaia di volte nella piazza Duomo di ieri allagatadi sole, il tornare a casa dalla fiera con un albicocco o una camelia,un bulbo di tulipano o un ulivo (ora che Prodi è ritornato in tv, èconsentito). Non facciamo più figli ma almeno non abbiamo perso deltutto il gusto di piantare un essere vivente, di scommettere checrescerà, che gli inverni non lo uccideranno, che un’altra primaveratornerà. I telefonini non si innaffiano e non mettono i rami, latecnologia non germoglia, ma le umili sorelle verdi sì,infischiandosene di chi c’è al governo e degli sgravi per allargar lecase.
Si fanno bastare l’acqua e la luce, ci sanno insegnare ancora il rispetto dei tempi e la virtù del silenzio.
Eil rito di portarle a casa a piedi, le piante, nel giorno di fiera,soprattutto quelle che svettano sopra le teste della folla, chesembrano galleggiare e danzare nell’aria, l’antico costume di tornare acasa con un essere vivente che prima non c’era, che ci farà compagniaper qualche anno e anzi magari ci sopravviverà, è una scommessa dirinascita, un anticipo di Pasqua.
C’è l’uso di piantare un albero, quando nasce un bambino. Ma forse oggibisognerebbe invertire la procedura: ogni volta che piantate un albero,fate in modo che da qualche parte nasca un bambino. Se poi bambini ealberi cresceranno alleati, il mondo sarà un po’ migliore, e si potràperfino sperare - ah, le speranze di marzo...- che Barack faccia pacecon l’Iran, Bondi con la Cogo, Boso con gli anarchici, Mourinho conAncelotti, i Bastard con la lingua italiana.

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