Pdl e Pd in frenata, in Trentino non si vede (ancora) il progetto centrista di Dellai
Le elezioni europee raffreddano l’entusiasmo di Silvio Berlusconi sul Popolo della libertà. Il presidente del Consiglio - reduce da una campagna elettorale imbarazzante - aveva puntato tutto sul suo partito: con l’obiettivo di superare il 40% e di vincere la prova di forza tutta interna al centrodestra con la Lega nord. Da questo punto di vista l’obiettivo non è stato raggiunto, anche se Pdl e Lega continueranno a governare in Italia con tranquillità fino al termine della legislatura.
Il Partito democratico resta invece di poco sopra la «soglia» minima (il 25%): da oggi s’inizierà la partita verso il congresso e la successione di Dario Franceschini. Sarà una sorta di resa dei conti che - visti i precedenti e i protagonisti - potrebbe restituire agli italiani un partito ancora più debole e più diviso.
In Trentino il primo partito è il Pd (27%), che però perde dieci punti rispetto alle Europee di cinque anni fa. Un punto sotto c’è il Pdl, che arretra di brutto rispetto alla somma tra Forza Italia e Alleanza nazionale. Non sfonda proprio l’Udc (anzi, delude), nonostante l’appoggio più volte dichiarato del presidente Lorenzo Dellai. Il progetto centrista ha quindi bisogno di un maggiore respiro e non è stato capito dagli elettori, che l’hanno ritenuto inutile in una competizione europea. Ad una prima analisi, si potrebbe dire che gli elettori dell’Unione per il Trentino si sono divisi tra Udc, Svp e Pd: insomma, i loro voti sono andati dispersi, e questo in politica è un peccato grave. Il progetto, però, resta valido più che mai: da solo il Pd non può vincere, nemmeno in Trentino. La Lega, invece, sfiora il 15%: continua il feeling tra il Carroccio trentino e gli elettori.
Un’ultima considerazione sugli altri partiti: la soglia di sbarramento del 4% tiene fuori per la seconda volta consecutiva la sinistra estrema, mentre l’Italia dei valori vola. L’Italia manda quindi in Europa i rappresentanti di cinque partiti.
Il Partito democratico resta invece di poco sopra la «soglia» minima (il 25%): da oggi s’inizierà la partita verso il congresso e la successione di Dario Franceschini. Sarà una sorta di resa dei conti che - visti i precedenti e i protagonisti - potrebbe restituire agli italiani un partito ancora più debole e più diviso.
In Trentino il primo partito è il Pd (27%), che però perde dieci punti rispetto alle Europee di cinque anni fa. Un punto sotto c’è il Pdl, che arretra di brutto rispetto alla somma tra Forza Italia e Alleanza nazionale. Non sfonda proprio l’Udc (anzi, delude), nonostante l’appoggio più volte dichiarato del presidente Lorenzo Dellai. Il progetto centrista ha quindi bisogno di un maggiore respiro e non è stato capito dagli elettori, che l’hanno ritenuto inutile in una competizione europea. Ad una prima analisi, si potrebbe dire che gli elettori dell’Unione per il Trentino si sono divisi tra Udc, Svp e Pd: insomma, i loro voti sono andati dispersi, e questo in politica è un peccato grave. Il progetto, però, resta valido più che mai: da solo il Pd non può vincere, nemmeno in Trentino. La Lega, invece, sfiora il 15%: continua il feeling tra il Carroccio trentino e gli elettori.
Un’ultima considerazione sugli altri partiti: la soglia di sbarramento del 4% tiene fuori per la seconda volta consecutiva la sinistra estrema, mentre l’Italia dei valori vola. L’Italia manda quindi in Europa i rappresentanti di cinque partiti.