Vaccinarsi, ma serve d'avvero?

di Patrizia Todesco

Ora il dilemma è: mi vaccino o non mi vaccino? O meglio, vaccino o non vaccino i miei due figli contro l’influenza A. Da una parte gli esperti cercano di tranquillizzare sugli effetti della malattia. «Sono come, se non meno, di quelli dell’influenza stagionale», dicono. Dall’altra c’è la campagna per la vaccinazione che dovrebbe riguardare a gennaio tutti i bambini dai 2 ai 27 anni. Un esercito anche nella nostra provincia. «Non è per la pericolosità del virus, ma per limitare i contagi, per evitare che tutti ci ritroviamo a letto con l’influenza causando quindi una paralisi dei servizi», dicono all’Azienda sanitaria. E allora io mi chiedo: ma devo mettere a rischio, se pur minimo, la salute dei miei bambini per limitare il numero dei contagio. Un vaccino è sempre un vaccino e per quanto sicuro può, anche se in pochi casi, avere effetti collaterali anche gravi. E allora scusate, sarò egoista, ma io al vaccino non ci penso. Se quello che stanno dicendo è vero, e cioè che se uno non soffre di particolari malattie in quattro giorni torna in piedi sano come pesce, allora corro il rischio di ammalarmi, al limite di chiudermi in casa con tutta la famiglia per qualche giorno, e il vaccino lo lascio tranquillamente a chi lo desidera fare.
Il tutto nella speranza che ce la stiano raccontando giusta....

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