Riflessioni natalizie con TPS e BXVI L'impero al tramonto
Piccola riflessione natalizia, su due cose che ho letto in questi giorni sui giornali.
La prima la «rubo» a Tommaso Padoa-Schioppa, scomparso pochi giorni fa. Nella sua ultima lezione, tenuta alla Conferenza biennale di New York del Consiglio Italia-Usa e ripubblicata dal Sole 24 Ore, TPS parlava di un «tornado». Un tornado economico che, partendo dagli Stati Uniti, si è abbattuto sull’Europa. E che dalla finanza si sposterà all’economia per poi investire l’ambito sociale e infine quello politico.
Tornado, onda, eruzione, tsunami finanziario: in questi mesi si sono sprecate le metafore climatico-catastrofiste per descrivere il terremoto (appunto...) sui mercati.
Più che dalla furia degli elementi, al giorno d’oggi, ci sentiamo minacciati dalla ricorrente degenerazione delle alchimie economiche e finanziarie che dominano il mondo. Anzi l’impero, se mi è permesso «rubare» una seconda considerazione, questa volta addirittura al papa.
Il quale, nel suo discorso natalizio alla Curia romana, paragona la crisi che stiamo vivendo a quella che portò al tramonto dell’Impero romano. Ricordando come «frequenti cataclismi naturali aumentavano ancora questa esperienza di insicurezza. Non si vedeva alcuna forza che potesse porre un freno a tale declino».
Allora come oggi, questi cataclismi, naturali e non, aumentano la nostra esperienza di insicurezza. Ma non la causano.
A farlo, per usare ancora le parole di BXVI, fu, ed è, «il disfacimento degli ordinamenti portanti del diritto e degli atteggiamenti morali di fondo, che ad essi davano forza». Fu, ed è, in particolare, il venir meno di quel consenso morale che riempie di significato e dà forza alle strutture giuridiche e politiche. È il consenso morale che tiene tutto unito e che garantisce la convivenza pacifica. E la democrazia, ha ricordato lo stesso BXVI citando Tocqueville. Difficile dargli torto, soprattutto se guardiamo all'Italia di oggi.