Egregio direttore, anche io appartengo alla ormai folta schiera dei pentiti che alle ultime elezioni hanno votato per Berlusconi e il suo partito, e con un certo rammarico non posso non constatare quindi come il Pdl nostrano sia impegnato a fondo nel masochistico record di allontanare da sé i propri elettori, e con ogni mezzo possibile.

L'ultima, assai poco intelligente uscita, riguarda la presa di posizione relativa al forno crematorio da erigersi a Trento. Con motivazioni che saranno sicuramente ineccepibili sul piano formale, ma che tutto sommato risultano alla gente comune risibili e squisitamente burocratiche, i consiglieri comunali del Pdl si sono fortemente impegnati ad allontanare ancora una volta la realizzazione di un opera necessaria ed attesa da una buona parte della popolazione, che comunque si realizzerà lo stesso e per la quale avranno, ancora una volta, fatto la figura degli ostruzionisti senza costrutto.

Ma chi decide la linea politica del Pdl, Paperino? Ma davvero non ci sono temi più importanti sui quali concentrare l'attenzione, o almeno supportare le iniziative di altre forze politiche di opposizione, come ad esempio la recente nomina dei funzionari della Polizia municipale di Trento i cui nomi erano noti da mesi prima del concorso, quello sì vero scandalo che indigna e getta fango sull'operato della giunta Andreatta? Di questo passo purtroppo ben poco cambierà, e ci terremo questa maggioranza con un opposizione che continuerà ad abbaiare alla luna, e basta.

Michele Faes - Trento

 

 

La crisi strutturale del PdL in Trentino è un problema serio. Commissariato da anni, privo di guida e di leadership, incapace di elaborare una linea politica propria e radicata sul territorio, si affida soltanto al traino del nome stampato sul simbolo: Silvio Berlusconi. Un po' poco per un partito che vuole porsi come alternativa all'attuale centrosinistra, sia in Provincia che in Comune, per vincere le elezioni. Così più che un partito, quello che dovrebbe essere l'espressione locale del maggiore partito italiano, pilastro del governo nazionale, il Pdl è da noi una sorta di circolo «dilettanti allo sbaraglio», che si affida per la linea politica a cosa dicono e decidono il sindaco Andreatta o il presidente Dellai.

Se Andreatta e la giunta decidono il forno crematorio, la posizione del Pdl cittadino diventa la battaglia contro il crematorio, quando in tutta Italia il PdL sostiene la creazione di forni crematori, e possibilmente vicino ai cimiteri. Se Dellai decide di fare l'inceneritore, il PdL diventa il partito del «no», quando dappertutto il PdL sostiene e promuove la costruzione di inceneritori. E così via, per ogni problema in discussione: una sorta di partito (?) del no, che rieccheggia al contrario le linee programmatiche e politiche della giunta comunale e provinciale.

Tale assenza strutturale di guida, di contenuti politici, di classe dirigente al centro come sul territorio, è catastrofica, perché impedisce di pensare anche potenzialmente al PdL come un'alternativa all'attuale centrosinistra. Così abbiamo uno schieramento che, se non si modificano le cose, sa che non deve temere (a meno di propri autogol) un cambio di maggioranza. E questo spinge automaticamente a «sedersi» e a non temere l'opposizione come un possibile, serio, concreto, concorrente. Per poter concorrere a vincere le elezioni e a governare Trento e il Trentino, il centrodestra deve dimostrare di avere idee e uomini, una linea politica e un programma di governo. Per fare un gazebo e sventolare le bandiere di Berlusconi sono capaci tutti. È far vedere agli elettori che si è «classe di governo» che è più difficile, e di certo non lo si dimostra giocando a dire sempre «no» a scatola chiusa.

Questo vale anche per la Lega che, nel resto del Nord Italia, è partito di governo ed amministra regioni e comuni importantissimi, mentre in Trentino non ha neanche un sindaco. Evidentemente nella nostra regione non risultano credibili agli occhi degli elettori come possibili amministratori. E questo è un male e non aiuta certo a migliorare la politica e a tenere il fiato sul collo agli attuali governanti. In poche parole, in politica non è sufficiente urlare e buttar lì un po' di slogan populisti e qualunquisti. Bisogna dimostrare di saper governare. Lo stesso problema che assilla in molti casi anche il partito democratico, specie a livello nazionale.

 

p.giovanetti@ladige.it