Volley in rosa un'occasione perduta

di Guido Pasqualini

volleyÈ davvero un annus horribilis per gli sport di squadra in Trentino. A parte i successi pallavolistici dell’Itas Diatec, nel calcio si deve fare i conti con le retrocessioni brutali del Mezzocorona in serie D e del Trento in Eccellenza (campionato vinto da una formazione altoatesina) e nella pallacanestro con la retrocessione inattesa della Bitumcalor dalla serie A dilettanti. Alla lista ora dobbiamo purtroppo aggiungere la rinuncia alla serie A2 della Trentino Volley che, con 26 partite vinte su 26, quest’anno era risultata l’unica squadra imbattuta nei campionati italiani di pallavolo.
C’è chi spera che il presidente Roberto Postal e Diego Mosna abbiano annunciato la decisione in anticipo rispetto al termine finale per le iscrizioni (30 giugno) nella speranza di convincere qualche imprenditore a entrare a far parte del progetto. Il timore che la scelta sia definitiva è però suffragato dalla libertà concessa anche alle giocatrici più forti (Marchioron, Valpiani, Facchinetti...) di accasarsi altrove.
Se così sarà, sarà un vero peccato. Per almeno tre ordini di motivi.
Innanzitutto per il movimento della pallavolo femminile in Trentino che, nonostante i successi dell’Itas, a livello giovanile è tre volte superiore a quello maschile: quest’anno ai campionati Under hanno partecipato 103 squadre femminili contro 36 maschili.
In seconda battuta crediamo che una formazione di A2 avrebbe potuto avere un buon seguito di pubblico. Alle cinque partite di finale del campionato di serie A tra Bergamo e Villa Cortese hanno assistito oltre 22 mila persone, di cui 7.600 nell’ultima partita.
Infine il volley delle donne è più bello di quello degli uomini, non soltanto perché è più gradevole vedere in campo Francesca Piccinini rispetto a Nikola Grbic, ma perché il gioco è più spettacolare con scambi più lunghi e combattuti.
Un’ultima riflessione la merita l’imprenditoria locale, sempre pronta a bussare a quattrini da mamma Provincia e così restìa a restituire qualcosa al territorio. Ma questa, ahimè, è purtroppo una storia vecchia.

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