Politica, quanto costi!
Devo dire che il dibattito sulle patologie da gioco mi ha dato molti spunti ( i commenti di Mirmidone erano divertenti, oltre che azzeccati: da sagace e pungente formichina, alla stregua del suo nome). Parecchi di voi hanno messo in dubbio l’onnipresenza statale, facendo notare, giustamente, che spesso l’apparato finanziario raccoglie un gettito laddove quello legislativo tende a reprimere, come nel caso di sigarette e giochi d’azzardo.
Vorrei, allora, rimanere in tema. Non di giochi, ma di apparati. Forse qualcuno di voi può pensare che un consumatore consapevole e previdente dovrebbe tenere alta la guardia su temi come l’aumento dei prezzi, le polizze assicurative, i contratti di viaggio, e via discorrendo. Certo, è così: ma, in un momento molto particolare della nostra storia economica, nazionale ed europea, credo valga la pena di occuparci anche della spesa pubblica.
Noi consumatori, cioè tutti noi, siamo ben consapevoli di pagare a caro prezzo, anche personale, con il taglio di molti servizi, ad esempio, l’esorbitante crescita del nostro debito collettivo. E allora, senza entrare negli scandali, cioè nella patologia degli sperperi, vorrei solo darvi qualche dato corrente, senza commento.
Lo stipendio dei parlamentari è di circa 19.150,00 - stipendio base 9.980,00 euro al mese. I portaborse, spesso parenti o familiari, guadagnano circa 4.030,00 euro mensili.
Il rimborso per spese di affitto è all’incirca di 2.900,00 euro al mese, l’indennità di carica va dai 335,00 circa ad euro 6.455,00. Tutti esentasse. Veniamo ai benefit: sono gratuiti cellulari, tessere del cinema e di teatro, di autobus e metropolitana, francobolli, viaggi aerei nazionali, autostrade, piscine e palestre, treni, aerei di Stato, cliniche, assicurazioni infortuni e morte, auto blu con autista. E, poi, i ristoranti: nel 1999 i nostri politici hanno mangiato e bevuto gratis per la bella cifra di 1.472.000,00 euro. Hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento, incassano 103.000,00 euro con il rimborso spese elettorali. Stiamo parlando dei politici “normali”: per quelli che hanno ricoperto cariche (presidenze varie ecc.) i privilegi aumentano in modo esponenziale, come, del resto, le spese per i ministeri: qualcuno afferma che, a conti fatti, siano arrivate a 4 miliardi!
Insomma: la classe politica ha un costo senza precedenti: la sola Camera dei Deputati costa al cittadino 2.215,00 euro al minuto. Anche questo è un record, in un Paese dove facciamo i conti con i salari più bassi, rispetto a Francia, Germania, Inghilterra.
Quando si mettono a disposizione dati di questo genere, è inevitabile che qualcuno se ne risenta, adducendo l’inevitabilità dei costi della democrazia. Ma siamo sicuri che le voci di spesa sopra elencate siano proprio tutte indispensabili? Che i privilegi della “casta” inducano i cittadini, quelli che vanno in pensione, se va bene, con 35 anni ( e non mesi) di contributi, magari al 70% dell’emolumento (nel pubblico impiego gli anni da far maturare sono 41) a guardare con favore e riconoscenza chi li amministra?
Sono domande retoriche: in un periodo di particolare difficoltà economica per tutti (parleremo prossimamente di ratei e finanziarie) questa situazione non induce né alla benevolenza, né ad essere particolarmente ligi con i propri adempimenti fiscali. Questa, però, non è la scelta giusta. Vi comunico che si sta promuovendo un referendum ( grande strumento di democrazia popolare) per l’abolizione dei privilegi di tutti i politici. Poi, forse, sarà la volta dei manager pubblici? Chissà: così mi è arrivata la notizia, e così la riporto, invitando chi vuole a tenersi al corrente.