Tra ferrovie ed esasperazione, tra Tav e rimborsi
Mi telefona una conoscente, in preda all’esaperazione: ha perso il treno per Roma e, dopo essersi precipitata alla biglietteria per ottenere il rimborso del biglietto, l’ha trovata chiusa. Sapendo di avere solo un’ora di tempo per attivare utilmente la procedura di rimborso, si è seduta sulla prima panchina libera, ha estratto il suo palmare e si è collegata a Internet, sul sito delle ferrovie. Ha trovato l’indicazione del numero da chiamare: dopo vari tentativi, le ha risposto un’impiegata, la quale, molto gentilmente, le ha consigliato di recarsi di persona allo sportello, trattandosi di una richiesta da presentare personalmente.
A quel punto, l’interessata ha preso alla biglietteria automatica un nuovo biglietto, ed è partita. La sua telefonata mi arriva da Roma: chiede lumi. «Scrivi!», le consiglio. Una PEC via e- mail (ossia una missiva di posta certificata, con valore legale), un fax, o una raccomandata: allegando copia del biglietto e richiesta di rimborso. Non la sento per un paio di settimane, poi mi richiama, e il tono spazientito va anche oltre la primigenia esasperazione: il suo è risentimento puro. In sostanza, la risposta è di questo tenore: «Spiacenti, ma lei avrebbe dovuto seguire la procedura di rimborso prevista per via telematica!» A quel punto, dopo aver placato la sua (giusta) irritazione (salviamo le coronarie, innanzitutto!) mi accingo a scrivere come legale. Certo è che, se esistesse in Italia un’industria del risentimento, sarebbe la più fiorente di tutte! Già che ci sono, rimango in tema (parlando di ferrovie, ma anche di esasperazione): un argomento attualissimo, la TAV.
Ciò che non viene mai precisato, è che esistono due tipi di TAV: il modello francese, con impianti che funzionano a corrente alternata e portano il rischio di leucemia nei bambini, e la TAV all’italiana, con corrente continua (come nel tratto già esistente Roma-Firenze, in funzione già dal 1968), che non induce corrente nel corpo umano e non è pericolosa per i bambini. La differenza non è di poco conto: la scelta della TAV all’italiana non avrebbe reso necessario il corridoio 5 Lione-Brennero-Tarvisio, per portare la TAV «alla francese» ai confini della Germania e della Mitteleuropa, la cui rete è a corrente continua. Perciò, non avrebbe reso necessaria la TAV attraverso la Val di Susa, con la comica motivazione di consentire agli sciatori francesi di venire a sciare in Italia (per questo sono previste apposite stazioni con ascensori direttamente sulle località sciistiche, nel lungo tratto sotterraneo della ferrovia attraverso le Alpi).
Fuorviante anche la motivazione del finanziamento europeo: 650 milioni di euro sono ben poca cosa a fronte della nostra spesa per fare un regalo ai francesi. Esportiamo la loro tecnologia dell’alta velocità e seppelliamo la nostra. Che, tra l’altro, consentirebbe una rete merci/passeggeri integrata, come è possibile nella Roma Firenze, e una crescita della rete ad alta velocità all’interno della rete esistente, senza nuovi impatti ambientali! Il tutto nasconde l’affare, come per ogni privatizzazione italiana: l’opportunità di fare da subito interi treni (invece del solo elettrotreno) per il Consorzio Trevi a prevalenza FIAT; la possibilità di far realizzare elettrodotti di servizio da 150 kv a Enel, poi a Terna…C’è chi sostiene che Necci (ricordate ancora lo scandalo che porta il suo nome?) abbia dovuto, all’epoca, promettere la TAV alla francese al Credit Lyonnaise per evitare il fallimento, l’arresto e l’estradizione per bancarotta fraudolenta.
Un’altra occasione mancata per la nostra economia, tanto grande nella qualità quanto gestita e governata male. La Roma-Firenze è stata la prima linea ad alta velocità in Europa: la scelta di applicare questo modello avrebbe consentito di esportare i nostri brevetti e la nostra tecnologia, nell’Europa con rete a corrente continua, che era matura e ben funzionante ben prima di quella francese. Torneremo senz’altro in argomento: intanto ringrazio Livio Giuliani, dirigente di ricerca e direttore di dipartimento dell’ISPESL che mi ha mandato tutte le informazioni aggiornate.