Ricorderete, forse, che la scorsa settimana ho sommariamente ricordato le nuove leggi che rivoluzionano il settore assicurativo. In effetti, i vostri commenti spaziavano tra la rabbia repressa (nemmeno troppo), e la rassegnazione di chi percepisce il continuo peggioramento (nelle prerogative dei consumatori, non certo negli affari delle compagnie assicuratrici!), quasi fosse una sorta di triste ineluttabilità.
“Cosa vuole che accada?”,scriveva Ales :“…che gli italiani sono tosati pelo e contropelo da monopoli, oligopoli, corporazioni di tutti i tipi. Con lo Stato che regge puntualmente il sacco…”. Invece, qualcosa è accaduto. Il 18 agosto scorso, la Terza Sezione civile della Corte di Cassazione, ha emesso la sentenza numero diciassettemila trecentocinquantuno. Proprio in tema di assicurazioni: sanzionando un “cartello” di compagnie ed introducendo, addirittura,un obbligo risarcitorio! Vediamo nel dettaglio.
Nel luglio del 2000 l’AGCOM, ossia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva inflitto alcune sanzioni ad un largo numero di società assicuratrici, quali partecipanti ad un’illecita intesa tra loro, da cui è derivato un abnorme incremento dei premi per le polizze Rca. Le imprese così sanzionate sono poi state chiamate in giudizio da un’importante Associazione dei consumatori allo scopo di inibire la prosecuzione dell’illecito comportamento e di far restituire agli assicurati le somme indebitamente percepite. Le compagnie convenute, ovviamente, hanno resistito, eccependo l’infondatezza di tutte le domande.
Dopo che la Corte di Appello di Milano aveva sollevato una questione di legittimazione e diversi problemi in rito che non sto qui a riassumere, la vertenza è approdata in Corte di Cassazione.
La Corte ha affermato alcuni principi importanti. Che l’Associazione dei consumatori in causa contro le società di assicurazione è pienamente legittimata a proporre le domande di restituzione e di risarcimento dei danni conseguenti agli illeciti concorrenziali, nei limiti in cui fanno valere l’interesse comune all’intera categoria degli utenti dei servizi assicurativi.
Che sussiste anche, in capo a questi utenti, non solo il diritto al rimborso, ma anche al risarcimento dei danni conseguenti alla violazione da parte delle Compagnie interessate, delle regole di correttezza, trasparenza ed equità nei rapporti contrattuali. Che la determinazione delle singole somme dovute a risarcimento da parte delle assicurazioni condannate dovrà seguire le espresse domande proposte dagli assicurati, concretamente individuati.
In ogni caso, le clausole contenenti la determinazione dei premi, pattuite nel periodo a cui risalgono le violazioni (ossia le intese illecite tra Compagnie nel calcolo di questi premi) potranno ritenersi nulle.
Vi pare cosa da poco? Certo, qualcuno potrebbe obiettare che alla fine, “è roba da avvocati”. Chi vi scrive non è certo una fervida sostenitrice dell’”intoccabilità” delle corporazioni professionali: ma, in qualche caso, come quello in parola, i legali che hanno ingaggiato la battaglia vittoriosa contro “il cartello” delle assicurazioni hanno indubbiamente contribuito a migliorare le cose.
Ottenere importanti sentenze a favore della qualità e dell’equità dei servizi può essere un buon modo per migliorare anche la qualità della nostra vita. Non è certo l’unico modo: ma, in mezzo a tante parole al vento, sono convinta che i fatti contino ancora.