Le Seychelles, una fantomatica società e il consumatore perseguitato
“Abbiamoricevuto la Sua comunicazione, a cui di seguito facciamo riferimento. Senzaalcuna approvazione e pregiudiziale riguardante i fatti, ci asteniamo dalproseguimento del credito e cancelliamo l’account del Suo cliente. Distinti saluti.Il Team di Qui-IItalia-OfficeProgram”. E’ finita! E’proprio finita! Finalmente, con questa scarna (ma inequivocabile) comunicazionevia e-mail, questa fantomatica Società, che non mai ha erogato un solo servizioal consumatore “perseguitato”, batte in ritirata.
Il “Team”, dopo mesi dipressioni postali, telefoniche e via mail, alza bandiera bianca. Comeaccade sempre più di frequente, il primo contatto era avvenuto proprio perposta elettronica: la tecnica utilizzata, quella della mail civetta, con laquale si invita l’utente a cliccare su un link, era arrivata mesi fa. Ildestinatario aveva aperto il link per leggerlo: si trattava di un’ offerta commercialeavente ad oggetto un programma software del tutto incomprensibile. Dato ilcontenuto vago e poco credibile, il messaggio era stato presto cancellato. Madopo alcuni giorni ( anzi, più di dieci, dal momento che il diritto di recessova esercitato entro questo lasso di tempo), era cominciato il tormento che viho descritto. Il sedicente “team” (a quanto pare di stanza alle Seychelles)sosteneva che l’aver scaricato il link con quella proposta avesse ingenerato uncontratto di somministrazione dei servizi offerti da “Qui-Italia-Office Program”.
Marco, il protagonista di questo braccio di ferro (i nomi sono di fantasia) siera subito attivato per capirci qualcosa, ed aveva così scoperto di non essereil solo ad aver ricevuto la fattura da 100 euro per l’avvenuto contatto (per laprecisione: 96 euro più 8,50 di “commissioni di sollecito”). “Inquesto periodo sono ben 27 le segnalazioni che abbiamo ricevuto da parte di presunticlienti di Qui- Italia-Office-Program”,ho cercato di rassicurarlo. Tutte persone esasperate dalle continue lettere di“Ultimo sollecito prima della consegna al recupero crediti”. Marco, però, era ancora abbastanzaansioso: ”E se poi passano davvero la pratica alla ditta di riscossione? Quic’è scritto che “per evitare delle spese alte di recupero, per avvocato,tribunale, e processo, La preghiamo di prendere quest’obbligo di pagamento sulserio”. Abbiamo letto insieme la lettera di sollecito. A parte l’uso approssimativodella lingua italiana (perdonabile, se pensiamo che il “team” sbrighi le suepratiche su di una spiaggia assolata della Repubblica delle Seychelles), hofatto anche notare a Marco che quattro lettere di “Ultimo sollecito” sono unpo’ troppe: in forza di un titolo valido si procede ben prima, dopo un solosollecito.
Ed è ciò che abbiamo scritto (più volte, per la verità) via e-mailcertificata, come associazione dei consumatori: ”…Oltre a ribadire che Marconulla deve, essendo Voi sguarniti di qualsivoglia titolo onde procedere ad unrecupero (di che?), siamo altresì a segnalarVi che invieremo alla PoliziaPostale italiana la Vostra e-mail, al fine di accertare gli estremi dicarattere penale a Vostro carico, per il reato di truffa”. In calce, eraformulata anche una diffida dall’indirizzare ulteriori solleciti a Marco, ascanso di azione per molestie. Questo è un avvertimento sempre opportuno, inquesti casi: anche se di difficile attuazione. La responsabilità penale èinfatti personale, e può essere ascritta solo a chi materialmente compie ilreato. Il quale va, ovviamente, identificato. Comunque non si è fatta attenderela risposta del “team” di Q.I.O.P. (l’acronimo suona un po’ come “qui ho preso“,ma da Marco non ha preso nulla, per fortuna) con la rinuncia dal “proseguimento del credito”: forse,più appropriatamente, avrebbero dovuto scrivere “dal proseguimento nellecondotte moleste”, ma sarebbe stato pretendere troppo.