Questa settimana avrei voluto commentare con voi le scelte affrontate dal governo nel tanto atteso “decreto sviluppo”, un insieme di norme straordinarie (dopo il precedente decreto di quest’estate) a sostegno della nostra economia, che la crisi - e l’Europa - ci impongono. Invece no: nel momento in cui scrivo il decreto supplementare non è ancora stato varato e, ciò che è peggio, si susseguono in continuo le più disparate “indiscrezioni” circa i suoi contenuti. Semplificazioni amministrative per cittadini e imprese? Pare di no. Abbattimento delle rigide protezioni corporative per liberare nuove energie produttive e professionali? Nemmeno. Decurtazione dei costi della politica? Non se ne parla. Non c’è traccia neppure della tassa sui grandi patrimoni, che pure gli industriali approverebbero.
Ad un certo punto, in uno dei telegiornali dove si fa a gara per azzardare ipotesi, è perfino spuntata la notizia di un prelievo su tutti i conti correnti, nessuno escluso, addirittura del 3%! Se così fosse, la contea di Nottingham e le sue iniquità impositive potrebbero essere definitivamente oscurate, al confronto! Lo Stato attingerebbe ai conti correnti privati per una malintesa e autoritaria incentivazione alla “smobilizzazione” dei depositi : in realtà per fare subito cassa, in barba alla programmazione economica. Il conto corrente è uno strumento importante, utilizzato da cittadini, consumatori , famiglie, per le normali esigenze del vivere quotidiano: non è certamente lo strumento scelto da speculatori finanziari ed evasori, dal momento che questi conti rendono un’inezia e sono strettamente controllabili dall’Agenzia delle Entrate ( vedi le due leggi varate nel 2004 sulla possibile trasmissione telematica della movimentazione di ogni contribuente, dalla banca al fisco). Chiedo in giro: nessuno sa niente della faccenda del 3% .
Per una curiosità, vado in banca a chiedere lumi. Anche lì, cadono dalle nuvole. Questo prelievo del 3%, forse era una boutade, una delle tante, che ci frastornano in questo periodo di incertezze.
Lo sguardo angosciato di una signora mi riporta subito ad un problema concreto. “ Cosa faccio, adesso?”, mi chiede. “Sono appena stata in banca, ma lì non mi dicono niente!” “Non ha, per caso, subito un prelievo dal conto?”, le rispondo incredula. “No, no, niente conto: io avevo un libretto al portatore. Non sapevo di doverlo estinguere entro il 30 settembre…Ora rischio la multa di 3.000 euro!” E’ vero: chi non ha estinto o convertito i libretti al portatore con somme superiori a 2.499,99 euro entro il 30 settembre di quest’anno in libretti nominali, è soggetto ad una multa che va dall’1 al 40% del valore depositato, ma mai inferiore a 3.000 euro. “Quanto aveva sul libretto?”, mi informo, speranzosa. “2600 euro”. Via la speranza, avanti il paradosso: la signora si troverà a pagare una multa superiore al risparmio posseduto! “Questi soldi servivano per la scuola di mia figlia!”: la mia interlocutrice è desolata. “Non le è arrivato niente per posta? Qualche comunicazione unita all’estratto conto, o i foglietti della campagna informativa che le banche avevano l’obbligo di avviare?”, mi informo. “La posta non funziona, nel nostro quartiere. Ci siamo lamentati più volte, arriva una lettera su dieci”. Devo dire che la rabbia prende anche me. E’ dal 2008 che l’altalena dei provvedimenti in materia di titoli al portatore è ondivaga: è oscillata tra i 12.000 euro di deposito massimo, per arrivare ai 5.000, ed infine ai 2.500. La gente non si raccapezza più, è ovvio. “Perfino il telegramma, è arrivato all’indirizzo sbagliato…”mi sta dicendo la signora. Il telegramma? “Quello della banca” precisa lei, “spedito il 29 settembre. L’ha ricevuto una mia omonima, ma l’indirizzo non è il mio…” Mi illumino: forse abbiamo qualche speranza di recuperare quel gruzzolo prezioso. Evviva gli errori, una volta tanto….